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L'anno scorso Papa Francesco parlando a porte chiuse con i vescovi italiani si era raccomandato di fare attenzione ai candidati da ammettere nei seminari italiani, perchè c'era già «aria di troppa frociaggine». Una frase certamente infelice riferita all'esterno da un prelato presente (ma mai smentita) che però riassumeva bene il dibattito in corso nella conferenza episcopale, impegnata in quel periodo a definire le regole per l'accettazione dei giovani decisi a intraprendere la strada del sacerdozio. Una delle tante questioni da affrontare era se abolire o meno il divieto esistente di accesso per le persone apertamente gay.
Le condizioni
La soluzione che è stata adottata sembra salomonica.
Nelle linee diffuse in questi giorni i vescovi italiani hanno indicato che i ragazzi con tendenze omosessuali possono essere ammessi a patto che restino casti, in modo da rispettare anche la differenza contemplata nel Catechismo della Chiesa tra chi ha questo orientamento e pratica e chi invece resta casto.
Le nuove norme
Così per essere ammessi bisogna fin dall'inizio mostrare «l'orientamento alla vita celibataria». In quest'ottica non ci sarà uno sbarramento agli omosessuali in quanto tali ma a solo coloro che «praticano». Le nuove linee guida sono piuttosto chiare. «Nel processo formativo, quando si fa riferimento a tendenze omosessuali» è «opportuno non ridurre il discernimento solo a tale aspetto». «L'obiettivo della formazione del candidato al sacerdozio nell'ambito affettivo-sessuale è la capacità di accogliere come dono, di scegliere liberamente e vivere responsabilmente la castità nel celibato». Si ribadisce invece che «la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l'omosessualità»
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Per fare luce sulle personalità dei ragazzi e scandagliare la loro psiche i responsabili dei seminari possono avvalersi dell'aiuto di esperti, psicologi e psichiatri che attraverso test psicoattitudinali e colloqui di orientamento sono in grado di valutare l'effettiva maturità personale dei candidati. Nei decenni passati, davanti al calo costante dei seminaristi, le diocesi pur di riempire queste strutture, hanno adottato la politica delle maglie larghe, senza preoccuparsi troppo di chi entrava privilegiando piuttosto una mera questione numerica ma con esiti disastrosi nel lungo periodo.
Le dichiarazioni precedenti
Ma cosa aveva detto il Papa ai vescovi l'anno scorso? «C’è una cultura odierna dell’omosessualità rispetto alla quale chi ha un orientamento omosessuale è meglio che non sia accolto” in seminario perché “è molto difficile che un ragazzo che ha questa tendenza poi non cada perché vengono pensando che la vita del prete li possa sostenere ma poi cadono nell’esercizio del ministero».
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