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«Stavate meglio cinque anni fa o oggi?» aveva chiesto Donald Trump alla folla nel New Hampshire. Un boato dei sostenitori aveva risposto che si stava meglio cinque anni fa, dimenticando che nel 2020 era appena arrivato il Covid. A causa della pandemia quasi nessuno al mondo può dire di essere stato meglio cinque anni fa, ma la domanda era pertinente, e ha sicuramente orientato il voto americano. Com’è cambiata l’America durante l’amministrazione Biden? L’istituto di sondaggi Gallup lo ha recentemente chiesto a migliaia di americani, scoprendo che gli elettori avevano una percezione molto diversa tra chi votava repubblicano e chi democratico. Per i repubblicani erano aumentati l’immigrazione, la violenza, l’inflazione, il terrorismo, la corruzione politica e il deficit dello stato, ed erano diminuiti i fondi alla polizia. Per i democratici erano cresciuti le temperature, i disastri ambientali, l’uso di energia rinnovabile e i guadagni in Borsa, ed erano diminuiti i diritti delle donne che volevano abortire.
SPARTIACQUE
Il Covid ha cambiato le società in ogni Paese, e uno dei cambiamenti più significativi è stato la polarizzazione delle opinioni, causata dall’isolamento e rafforzata dal conseguente abuso dei social. Ma negli Stati Uniti, ha scoperto chi studia la società, la gente ha reagito con maggiore rabbia e indignazione che altrove. Ogni parte dell’elettorato era convinta che l’altra fosse responsabile della crescita dei prezzi, del dilagare degli episodi di violenza, dell’abuso di alcol e droga, dei record nella vendita di armi. L’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, inaudito e mai visto prima, ha contribuito a dividere il Paese e ha insinuato un dubbio nuovo e terribile: che la stessa democrazia fosse in pericolo. La fiducia degli americani nelle istituzioni era ai minimi storici, la maggior parte delle persone guardava al futuro con apprensione.
Trump ha promesso nei comizi di far tornare il «sogno americano», due parole magiche che oggi non incantano più. La prima conquista del sogno americano era la casa, la seconda una bella automobile e poi salari sempre più alti, e crescita nella scala sociale. I giovani millennial, per quanto riguarda l’acquisto della casa, sono adesso una generazione perduta: il progresso del Paese è rallentato, la diseguaglianza di reddito e ricchezza è cresciuta vertiginosamente. L’aspettativa di vita degli americani, tra le più alte negli Anni 80, è oggi inferiore a quella di Francia e Germania, e persino di Cina e Cile. A morire prima sono soprattutto gli operai, quei lavoratori che avevano costruito la nazione come macchinisti e metalmeccanici. Un tempo i loro salari erano ampiamente al di sopra della media nazionale, oggi sono al fondo della scala, superati da chi opera in nuovi tipi di lavoro legati alla finanza e al software. La classe operaia non riesce più a permettersi un’assistenza sanitaria di qualità, una casa, un’istruzione di buon livello per i propri figli.
In questo quadro già desolante, il Covid ha fatto crescere i prezzi, che non sono più tornati al livello di prima. Sono aumentati soprattutto quelli del cibo: 12 uova oggi costano in America 2,70 dollari, e ne costavano 1,55 nel 2020. L’aumento complessivo dei prodotti alimentari è stato in quattro anni del 20% anche a causa della guerra in Ucraina, che ha fatto salire i costi dell’energia, dei cereali e degli oli vegetali. I prezzi hanno alimentato malcontento e ostilità nei confronti del governo, e sono stati uno dei temi dominanti nella campagna elettorale.
I RISULTATI
I risultati ottenuti dal presidente Joe Biden sono stati totalmente ignorati da Kamala Harris nei suoi comizi, ma gli storici dovranno un giorno riconoscergli di avere fatto un buon lavoro. Nel 2020 la disoccupazione era al 14,7 % e 20 milioni di persone avevano perso il lavoro. Nei primi tre anni di presidenza, Biden ha fatto crescere di 14 milioni i posti di lavoro e oggi la disoccupazione è al 4%. L’inflazione è ormai domata e i salari sono aumentati abbastanza da compensare gli aumenti dei generi alimentari. Una delle prime decisioni di Biden fu quella di ritirare i militari dall’Afghanistan, ponendo fine all’impiego di truppe americane in azioni di guerra in nazioni straniere. In questi quattro anni gli americani si sono sempre più convinti che il loro Paese ha fatto abbastanza, impegnato com’è stato per alcuni decenni a risolvere problemi di altri. Biden ha aiutato l’Ucraina con soldi e armi, e non ha mai fatto mancare l’appoggio a Israele, anche con i satelliti e le azioni di intelligence che hanno permesso di individuare e colpire i capi di Hamas e di Hezbollah.
Ma di mandare truppe all’estero non si parla più, la priorità è risolvere i problemi dell’America, che non sono pochi: invecchiamento della popolazione, ascesa dell’intelligenza artificiale, miglioramento degli standard di vita dei poveri e della classe media, riposizionamento nell’economia globale. Sarà però difficile cancellare dall’agenda della Casa Bianca la Russia, l’Ucraina, il Medio Oriente, la Cina e Taiwan, la Corea del Nord e l’Iran: per tornare grandi, anche all’America occorre un mondo stabile sul quale basare i commerci, il progresso e la prosperità.