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Confrontando l’Italia con l’Eurozona, l’economia italiana appare in difficoltà

9 ore fa 1
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L’economia italiana come va? Beh, l’economia italiana ha vissuto un’estate di crescita zero, come rilevato dai dati preliminari dell’Istat sul PIL del terzo trimestre, che è rimasto invariato rispetto al trimestre precedente.

Vuol dire che su base annua il PIL è aumentato solo dello 0,4%, cioè siamo a prefissi telefonici. Un risultato che rende difficile raggiungere il pur modesto obiettivo di crescita del più 1% previsto dal governo per il 2024. Per il momento la crescita acquisita si attesta quindi a più 0,4% aiutata marginalmente dall’aumento dei giorni lavorativi nel 2024 che potrebbe portare un incremento di alcune virgole, di alcuni decimali Tuttavia, sarà necessario un forte recupero nel quarto trimestre per invertire una tendenza al ribasso che sembra ineluttabile.

I dettagli settoriali mostrano una forte riduzione dell’industria e una lieve contrazione dell’agricoltura, compensata soltanto dalla crescita dei servizi, sostenuti dal turismo stagionare. Io in questo momento sono a Roma e vi posso dire che, certo, le città d’arte sono piene di turisti, ma un paese può reggersi su quello. Secondo me, no.

L’apporto della domanda interna è positiva all’ordo delle scorte, mentre la domanda estera netta ha contribuito negativamente. Confrontando l’Italia con l’Eurozona, l’economia italiana appare in difficoltà, nonostante il più 0,2 registrato in Germania e il più 0,4 registrato in Francia. Questi dati si riflettono in una dinamica di rallentamento che solleva preoccupazioni per la crescita a lungo termine, soprattutto considerando la rilevanza di Germania e di Francia come nostri principali partner commerciali.

Insomma l’Italia sembra essere veramente un paese destinato a rimanere incagliato nelle sabbie mobili della decrescita scivolando verso una deindustrializzazione che sembra inesorabile guidato da una classe dirigente miope perennemente a corto di una visione strategica e devota ad un vincolo esterno di sudditanza psicologica nei confronti dell’Unione Europea come se fosse la sua unica bussola. Insomma, più che una crisi, questa sembra quasi una volontà politica di auto-annientarsi. e quindi io spero che prima o poi queste mie rubriche portino qualcuno a convincersi del fatto che politicamente rimanere piegati a osannare la retorica di una burocrazia europea che mangia le nostre imprese, beh, sia una follia.

Io per fortuna di mestiere lavoro con gli imprenditori italiani i quali hanno capito che è meglio fare dei piani strategici per sé e non aspettare invece la manna dal cielo del politico di turno.

Malvezzi Quotidiani – L’Economia Umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi

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