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Mirko Molteni 04 febbraio 2025
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L’ONU ha boicottato la sua Consigliera speciale per la Prevenzione dei Genocidi, la kenyota Alice Wairimu Nderitu, 57 anni. “Colpa” delle sue posizioni imparziali sullo Stato ebraico, rispetto alla tendenza filopalestinese che prevale all'Onu. La Nderitu ha sempre rifiutato di definire «genocidio» la campagna militare israeliana iniziata nell'ottobre 2023 a Gaza come reazione ai massacri terroristici di Hamas nei kibbutz e ai lanci di razzi palestinesi. Per la funzionaria, l'operazione israeliana, pur tragica per l'altissimo numero di morti civili, è una «guerra», non un «genocidio».
Due giorni fa lei stessa lo ha confermato in un'intervista a Johanna Berkman di Air Mail Weekly: «Sapevano che io non sono una corte legislativa e che solo una corte legislativa può determinare se s'è verificato un genocidio. Ma sono stata perseguitata, giorno dopo giorno, bullizzata, braccata, senza la protezione di nessuno. È istruttivo che ciò non sia mai avvenuto per qualsiasi altra guerra, non per l'Ucraina, non per il Sudan, non per il Congo, non per la Birmania». E spiega: «Il bersaglio era sempre Israele, questa era una guerra. Palestinesi stavano uccidendo israeliani, israeliani stavano uccidendo palestinesi. Va trattata come ogni altra guerra. In altre guerre noi non tifiamo per una delle due parti.
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Parteggiando per una parte e condannando l'altra ogni giorno, si perde completamente l'essenza per la quale è stata creata l'ONU». Ufficialmente la Nderitu è ancora Special Advisor on the Prevention of Genocide, ma di fatto messa da parte dal segretario generale Antonio Guterres almeno da novembre 2024. Allora il Wall Street Journal pubblicò indiscrezioni sulla tensione fra la funzionaria kenyota e Guterres dovuta al fatto che non ha mai ceduto a chi la voleva obbligare a dire che a Gaza c'è un genocidio. Nominata nel 2020, prima donna a quell'incarico, la Nderitu si espresse già il 15 ottobre 2023 con un comunicato su Gaza che non piacque ai suoi colleghi.
Quella notte le arrivò una e-mail di un impiegato ONU che l'accusava d'esser filoebraica. Poi la kenyota ricevette una lettera anonima di «un gruppo di funzionari ONU» che pretendevano «una condanna degli attacchi di Israele e della punizione collettiva dei palestinesi». Il 9 dicembre 2023, mentre la funzionaria commemorava il 75° anniversario della Convenzione sui Genocidi, il gruppo anonimo “Cittadini preoccupati” pubblicava una petizione con 22.000 firme che ne chiedeva le dimissioni. Passo successivo, le minacce via internet e telefono. Ha narrato la Nderitu: «Hanno cominciato a mandarmi minacce sul telefono. E poi mi hanno minacciato anche sulla mia e-mail ONU.
Mi hanno scritto: “Sporco ratto sionista brucerai all'inferno per sempre”. Alle mie conferenze stampa ero io il bersaglio». Molti reporter, come quelli di Al Arabiya o Al Jazeera, la pressavano: «Ogni giorno parlavano di me. Perché non dici che c'è un genocidio? Tutti dicono che c'è un genocidio, perché non lo dici?». Lei è rimasta irremovibile. Come aveva dimostrato anche un anno fa, il 6 febbraio 2024, quando, incurante dei pregiudizi antisemiti, aveva visitato il Giardino dei Giusti di Milano, al Monte Stella, con esponenti della comunità ebraica milanese.