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America prima o sola? O male accompagnata? L’America first di Donald Trump punta evidentemente ad affermare la supremazia Usa nel mondo. Che, da tre quarti di secolo qualcuno ha avversato ma nessuno ha mai negato. La leadership americana dell’Occidente non è mai stata in discussione né in Atlantico né nell’Indo Pacifico. Ma se all’America first l’Occidente sta stretto, va spaccato “americanizzandolo” dove possibile - Groenlandia, Canada e, perché no, con una striscia di Riviera mediterranea - e liberandosi del resto, specie della zavorra europea.
A differenza di tutti i suoi predecessori, questo Presidente non è convinto che la leadership dell’Occidente sia la strada maestra per mantenere la supremazia americana nella giungla hobbesiana del XXI secolo. Ha pertanto deciso di inseguire il primato in solitario, a spese della coerenza - ricevendo Emmanuel Macron alla Casa Bianca mentre gli fa votare contro al Palazzo di Vetro - e a costo di perdere per strada simpatie e pezzi di solidarietà internazionale, in particolare dei bistrattati europei e provocando, in politica come in fisica, la reazione uguale e contraria: resistenza europea a Donald Trump.
In questi ultimi giorni Trump ha avviato una caterva di iniziative di politica estera, mettendosi d’accordo con Vladimir Putin, vendendo una ciambella di salvataggio a Volodymir Zelensky a suon di terre rare scontate agli Usa, punendo gli alleati colpevoli di esportare agli Usa più di quanto importano. Al vecchio amico, Emmanuel Macron, non basta più stritolarsi reciprocamente la mano e profondersi in complimenti, per non trovarsi a dissentire in conferenza stampa su chi ha aiutato di più l’Ucraina, gli Usa o l’Europa. Le cifre parlano chiaro: l’Europa.
Ucraina, Macron interrompe e corregge Trump sugli aiuti Ue: "Diamo il 60% del totale, soldi veri"
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Il Presidente del Consiglio Ue António Costa ha prontamente convocato stamattina un video debriefing di Macron. Cosa egli dirà ai suoi omologhi quando gli chiederanno se ha ottenuto le garanzie Usa all’eventuale spiegamento di truppe europee in Ucraina? È vero che lo scenario sia ora accettato da Putin? Il presidente francese è uscito dall’Ufficio Ovale senza saperlo.
A Donald Trump non mancano carte da giocare: potenza militare, leve commerciali, intimidazione politica. Le sta usando tutte a raffica mettendo a soqquadro la scena internazionale con la stessa strategia di “inondazione” - un’iniziativa dopo l’altra, anzi insieme all’altra - che portata avanti all’interno dal capo guastatore Elon Musk e dal “Doge” all’attacco delle strutture federali americane. Lo scopo dell’inondazione è di lasciare l’attaccato sott’acqua senza dargli modo di reagire. Ma la scena internazionale e l’Europa sono meno inondabili di Washington.
A parte il debriefing di oggi, António Costa ha convocato il 6 marzo una riunione straordinaria sulla difesa. Parteciperà anche il primo Ministro britannico Keir Starmer, oggi al passaggio di turno alla Casa Bianca. L’effetto Trump contribuisce a rimarginare Brexit, se non altro nel terreno della difesa su cui è indispensabile l’inclusione del Regno Unito.
Sono i primi passi, di difesa non basta parlare, ci vogliono capacità industriali e militari, l’Ucraina va aiutata in fretta, ma l’Europa comincia a stringere le fila. Riconosce che, come ha detto Friedrich Merz all’indomani delle elezioni tedesche, non può permettersi il lusso di dipendere dagli Usa per la propria sicurezza. E che è forse questo il modo per salvare Nato e il futuro rapporto con gli americani. I quali, nel frattempo, restano soli o finiscono in cattiva compagnia. Alle Nazioni Unite, lunedì, terzo anniversario dell’inizio della guerra in Ucraina, gli Stati Uniti si sono trovati nella striminzita pattuglia dei 18 Paesi che hanno votato contro una risoluzione di condanna di Mosca per l’invasione Insieme a Russia (naturalmente), Corea del Nord, Belarus, due fedelissimi di Trump (Israele e Ungheria) e una manciata di clienti africani di Mosca. Sostenuta da tutta l’Europa, con le sole eccezioni bielorussa e magiara, la risoluzione è passata con una solida maggioranza (93 a favore e 65 astensioni). Usa insieme a Russia contro Europa: impensabile nell’era pre-Trump.
Pur prive di conseguenze, le risoluzioni dell’Assemblea Generale dell’Onu sono una cartina di tornasole delle posizioni della comunità internazionale. Sull’Ucraina sono una “conta” che aveva sempre visto la Russia isolata e in difficoltà. Quest’anno Mosca è in compagnia di Washington, e di ben pochi altri - all’Onu anche i più “neutrali” sono ferocemente attaccati all’integrità territoriale e all’inviolabilità’ dei confini internazionalmente riconosciuti. Ma sono tutt’e due isolate dal resto della comunità internazionale. Anche ad opera di noi europei, grandi registi della risoluzione.
La resistenza dell’Europa a Trump comincia anche di lì.