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Covid, 780 casi: “Il livello più basso toccato da oltre un anno”. Ma ecco come scoprire se soffriamo di Pasc

9 mesi fa 9
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Si ferma la discesa dei contagi Covid. Il Monitoraggio settimanale a cura dell’Iss segna infatti lo stesso numero di casi della scorsa settimana: 780, che restano comunque il livello più basso toccato da oltre un anno. Stabili anche i ricoveri, con il tasso di occupazione dei letti nei reparti di medicina fermo all’1,4% mentre quello delle terapie intensive è sempre allo 0,3% con appena 26 ricoverati.

In leggero aumento invece l’Rt, l’indice di contagiosità che 0,84 passa 0,88, comunque al di sotto del livello epidemico di uno. Le reinfezioni sono stabili al 43% mentre la sotto variante più diffusa continua ad essere la JN.1 già attenzionata dall’Oms.

Mentre restano ai minimi termini i contagi aumentano invece i casi di Long Covid. Dagli aspetti pneumologici ai problemi cardiovascolari alle sindromi metaboliche, fino alle malattie neuro-psichiatriche: sono solo alcuni dei sintomi di pazienti affetti dalla «Pasc», o appunto Long Covid, le «sequele post acute» dell'infezione da SarsCov2, che l'Oms stima attorno al 6% tra coloro che hanno contratto l'infezione. Si tratta, si legge in una nota, di una «nuova emergenza di sanità pubblica» su cui a oggi in Italia siamo ancora poco attrezzati. Ad avanzare una prima proposta concreta per la presa in carico di pazienti affetti dal Long-Covid è l'eBook dal titolo «Linee guida per il follow-up delle sequele da Covid-19», curato da Claudio Lucifora e pubblicato dalla casa editrice Vita e Pensiero dell'Università Cattolica del Sacro Cuore in occasione della Giornata Nazionale in memoria delle vittime del Covid.

Sebbene, per il momento, si possa considerare vinta la sfida pandemica del Covid19, ancora molte persone, anche a distanza di anni dal contagio, convivono con gli effetti debilitanti del Long-Covid o, come meglio definito nella letteratura medica, la «Pasc». Ecco perché gruppi di ricercatori americani stanno chiedendo che i National Institutes of Health (agenzia del Dipartimento della Salute e dei Servizi umani degli Stati Uniti) istituiscano all'interno un dipartimento dedicato alle malattie croniche generate da infezioni. E la Federation of American Scientists ha presentato una richiesta formale in questo senso all'Nih. Ed ecco perché è nata una proposta per la presa in carico dei pazienti affetti dal Long-Covid, proposta che arriva dall'eBook intitolato «Linee guida per il follow-up delle sequele da Covid-19», curato da Claudio Lucifora, direttore del Centro di ricerca sul lavoro Carlo Dell'Aringa (Crilda) dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e coordinatore del progetto Pascnet, e pubblicato dalla casa editrice Vita e Pensiero dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.

Intanto i casi si moltiplicano: malati di Covid che, guariti dall'infezione, di fatto non sono guariti dal resto che il virus ha provocato ai loro organi. Sintomi che sovente lasciano gli stessi medici titubanti. Un esempio eclatante arriva dall'America. I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie annunciano un «allarmante aumento» dei casi Long Covid negli ultimi mesi. Ne soffre quasi il 7% degli americani adulti, ossia 17,6 milioni di persone.
Altrove non va meglio, compresa l'Italia. «Le statistiche raccolte dall'Oms ci ricordano che dall'inizio della pandemia ci sono stati, in tutto il mondo, oltre 765.222.932 casi di contagio, con quasi 7 milioni di morti - spiega Lucifora -. Nella sola Lombardia, i contagi sono stati oltre 4 milioni con quasi 50 mila decessi. Sebbene, per il momento, possiamo considerare vinta la sfida pandemica del Covid, ancora molte persone, anche a distanza di anni dal contagio, convivono con gli effetti debilitanti del Long-Covid».

Ma come facciamo a sapere se abbiamo il Long Covid? A quali sintomi dobbiamo fare riferimento? Quelli principali sono fatica, mal di testa cronico, nebbia mentale, difficoltà a compiere attività quotidiane, ma anche problemi cardiaci e neurologici. Solo lo scorso ottobre, il tasso di americani con Long Covid era del 5,3%. L'aumento di oltre l'1,5%, osservano gli esperti, indica che questa sindrome è la malattia infettiva che ha registrato la crescita più alta durante l'inverno, dopo l'influenza.
«Queste stime sono semplicemente un'istantanea di cosa accade in uno specifico momento - ha detto il portavoce dei Cdc, -. È difficile capire i motivi della tendenza e pronosticare il futuro. Per essere diagnosticata come Long Covid, la sindrome deve essere sintomatica per almeno quattro mesi, quindi considerando i contagi invernali, i casi di potrebbero continuare ad aumentare».

Su questa strada si sta muovendo il progetto Pascnet, con un corredo di «Linee guida per il follow-up delle sequele da Covid-19» rivolte ai pazienti affetti da sintomi, contenute nell'eBook curato da Lucifora. Nell'iniziativa sono coinvolte le Agenzie di tutela della salute, le Aziende sociosanitarie territoriali, gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e una rappresentanza dei medici di medicina generale.
«I risultati della prima fase del progetto, ottenuti grazie alla collaborazione tra i clinici dei principali enti di cura e ricerca lombardi, sono pubblicati nel volume che, di fatto, presenta una prima proposta di linee guida, per il follow-up - conferma Lucifora -. La scommessa è che possano essere di supporto alla pratica clinica, contribuire a ottimizzare la presa in carico dei pazienti affetti dalle sequele post-acute dell'infezione da Covid, ma soprattutto offrire delle prospettive di guarigione e migliorare la loro salute».

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