ARTICLE AD BOX
Novità nel caso del crollo del cantiere Esselunga a Firenze. A quasi un anno dalla tragedia che causò la morte di cinque operai, la procura ha sostenuto in una nota che l'incidente è «ascrivibile a un errore di progettazione che ha interessato in modo particolare la trave TL309-2P relativa al secondo impalcato dell'edificio in costruzione».
La nota della procura
Secondo la procura, «venivano calcolati in modo erroneo i carichi che la trave avrebbe dovuto sostenere e veniva inserito nel relativo progetto un quantitativo di ferro (armatura) non in grado di sostenere tali carichi», si evidenzia nella nota.
Tre al momento gli indagati per il crollo della trave. In corso di esecuzione anche un provvedimento di sequestro che riguarderebbe l'azienda che costruì la trave.
Come spiega sempre la procura, «i fatti diretti a cagionare il cedimento del dente della trave mentre veniva effettuato il getto della cappa collaborante sui tegoli del secondo impalcato, cui conseguiva il crollo di altre cinque travi e dei tegoli che poggiavano su tali travi e da cui derivava il collasso dell'intero solaio del secondo impalcato e il conseguente crollo dei solai sottostanti, sono stati attribuiti da questo ufficio a titolo di dolo, con riguardo al reato di cui all'art. 434 c.p. nei confronti di due indagati, e la ricostruzione è stata convalidata» dal gip, al momento con riferimento a uno solo di essi. È stata ipotizzata, altresì, una responsabilità degli indagati per i reati di omicidio colposo e lesioni colpose plurime con le aggravanti della violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro».
Le reazioni
«Meglio tardi che mai. Non è arrivato il regalo di Natale che avevamo chiesto e spero che questo non sia soltanto un contentino arrivato allo scadere di un anno. Ma oggi mi sento un pochino sollevata perché almeno qualcosa si è mosso». Lo ha detto Simona Mattolini, moglie di Luigi Coclite, una delle cinque vittime rimaste uccise dal crollo di una trave nel cantiere per la realizzazione di un mercato Esselunga a Firenze, lo scorso 16 febbraio, appresa la notizia dei tre indagati. «Vedendo che il tempo passava la mia paura era che tutto finisse nel dimenticatoio - ha aggiunto -. Siamo stati un anno nel limbo, nella condizione di non sapere chi è stato l'assassino di mio marito, ora almeno possiamo tirare un sospiro di sollievo che la sua storia non è finita nel dimenticatoio e qualcosa si muove». Mattolini evidenzia che finalmente, dopo un anno dalla strage, «la catena è partita e non credo che si fermi soltanto a tre nomi, anche se da quello che ho capito non si tratta delle ultime ruote del carro. Io comunque non mi arrendo».