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Da Star Wars alle acque della Manica. La nuova sfida (a nuoto) di Daisy Ridley

1 mese fa 2
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Sapete chi è Trudy Ederle? Tranquilli, non siete i soli a cui questo nome dice poco. Nata a New York nel 1905 da genitori immigrati dalla Germania, parliamo di una delle più grandi sportive di tutti i tempi. Non soltanto vincitrice di una medaglia d’oro e due di bronzo alle Olimpiadi di Parigi del 1924, ma della prima donna ad aver attraversato la Manica a nuoto nel 1926. La sua impresa ha quasi cento anni e ora ce la ricorda un film, La ragazza del mare, su Disney+ dal 19 luglio.

A interpretare la nuotatrice è Daisy Ridley, la Rey di Star Wars. Per interpretare Ederle si è allenata mesi e mesi. «Nel curriculum ho mentito un po’, ho scritto che sono un’ottima nuotatrice. La verità è che amo nuotare in mare aperto, ma all’inizio mi sembrava impossibile riuscire a girare questo film. Ho fatto lezioni di nuoto da piccola, ma non sono state sufficienti», dice ridendo. Poi entra nello specifico: «Nei tre mesi di preparazione ho dovuto non soltanto migliorare il mio stile libero, ma anche cercare di ricreare la bracciata di Trudy. Piano piano sono migliorata, ma in piscina. Lì è molto diverso, il galleggiamento è un’altra cosa. Soprattutto la temperatura è un’altra cosa! Quando nuoti in mare aperto tutto ciò che senti è solo il tuo respiro. Ma ogni volta che risollevavo la testa dall’acqua vedevo il regista e tutta la crew. Non ero sola. Mi hanno dato la forza di continuare. In questo modo ho capito quanto sia straordinaria l’impresa di Trudy, perché anche lei dev’essersi sentita così sola».

Per Ridley questo è il ruolo più pieno di vita della sua carriera. «Trudy è molto determinata. All’inizio non vede barriere davanti a sé, anche se tutti intorno a lei gliele indicano costantemente. Segue semplicemente la sua strada, ovvero fare ciò che più ama. Abbiamo raccontato due livelli della storia: la parte più intima e familiare, e quella su scala mondiale. Ciò che ha fatto Trudy è diventato un simbolo, qualcosa di importantissimo per tutte le donne nello sport. In questa storia c’è tutto: l’alto e il basso, il grande e il piccolo. Ho potuto lavorare con attori fantastici e la cosa che mi rende più felice sono le reazioni delle persone, che hanno dimostrato di amare questa storia, trovandola una fonte d’ispirazione. Le sue motivazioni cambiano man mano che la storia va avanti. Proprio come succede nella vita, che è un viaggio in continua evoluzione. Quando poi torna dalle Olimpiadi e i genitori vogliono far sposare lei e la sorella, vuole solo dimostrare di potercela fare, per entrambe».

«Mi sono sentito quasi obbligato a raccontare la storia di Trudy, volevo che il mondo la riscoprisse», dice il regista Joachim Rønning. «Sono rimasto sconvolto dal fatto di non sapere chi fosse. Quasi cent’anni fa, quand’è riuscita nella sua impresa, è stato un evento di risonanza mondiale, che ha cambiato per sempre il ruolo delle donne nello sport. Questa storia ha tutto ciò che cerco come regista: è drammatica ma piena di umorismo, di emozioni, e in alcuni momenti fa anche paura. Era tutto nelle pagine della splendida sceneggiatura di Jeff Nathanson. Mi sento onorato di aver potuto prendere parte al progetto e di aver portato la storia di Trudy anche alle mie figlie adolescenti».

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