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Daniele D'Amato, zio delle campionesse di ginnastica artistica Alice e Asia, è morto a 48 anni dopo essere stato dimesso per tre volte dal pronto soccorso senza che gli venisse diagnosticata in tempo una dissecazione aortica, condizione che si è rivelata fatale. «È una lombalgia», la diagnosi errata che ha fatto scattare l'inchiesta per cui la pm Francesca Rombolà ha richiesto il rinvio a giudizio per due medici degli ospedali di Novi Ligure e del San Martino di Genova, accusati di omicidio colposo per la morte dell'uomo.
Le visite in pronto soccorso
La vicenda risale a tre anni fa. Daniele D’Amato si era presentato per la prima volta al pronto soccorso di Novi Ligure la notte del 23 maggio 2021, lamentando forti dolori alla schiena e uno stato di agitazione psicomotoria. Gli esami del sangue avevano rilevato valori anomali, come un’elevata percentuale di globuli bianchi e una pressione molto alta. Nonostante ciò, era stato dimesso nelle prime ore del mattino. Solo quattro ore più tardi, trasportato in elisoccorso per sintomi analoghi, era tornato al pronto soccorso, ma il medico non aveva ritenuto necessario effettuare ulteriori accertamenti clinici.
La diagnosi insufficiente
L’accusa sostiene che i medici coinvolti non abbiano svolto gli approfondimenti necessari e abbiano sottovalutato la situazione, dimettendo il paziente con una diagnosi di “lombalgia” senza ulteriori esami. Dimesso nuovamente alle 13:30 del 23 maggio, D’Amato si era presentato alle 18:30 dello stesso giorno al pronto soccorso del San Martino di Genova, dove gli erano stati fatti raggi alla schiena.
Anche in questa occasione era stato dimesso con una diagnosi di “lombosciatalgia”.
Tre giorni dopo, il 26 maggio, D’Amato si era ripresentato al San Martino con dolori insopportabili alla schiena e all’addome. Questa volta era stato finalmente ricoverato, ma solo il 28 maggio gli era stata effettuata una TAC con contrasto, che aveva rivelato la dissecazione aortica, un aneurisma addominale potenzialmente letale. L’uomo era stato operato d’urgenza, ma purtroppo è deceduto il 1° giugno, cinque giorni dopo il ricovero.
Le indagini
In seguito alla morte di D’Amato, la Procura aveva indagato diversi medici, ma dopo una consulenza tecnica, molti di essi erano stati scagionati per mancanza di nesso causale diretto con il decesso. La pm Francesca Rombolà ha invece deciso di portare a giudizio due medici: uno in servizio presso l’ospedale di Novi Ligure e l’altro al San Martino di Genova. Entrambi sono accusati di omicidio colposo per non aver eseguito approfondimenti clinici adeguati e per aver dimesso il paziente senza un corretto monitoraggio.
La dissecazione aortica
La dissecazione aortica è una condizione grave e potenzialmente mortale che richiede un trattamento immediato. In casi come quello di D’Amato, una diagnosi precoce attraverso esami come la TAC è fondamentale per intervenire tempestivamente. Nel caso in questione, la diagnosi tardiva ha ridotto drasticamente le possibilità di salvare la vita del paziente.
Il dramma familiare
La morte di Daniele D’Amato ha colpito duramente la sua famiglia, già segnata da un’altra tragedia. Il padre di Daniele, Luciano D’Amato, ha perso anche l’altro figlio, Massimo, nel 2022. Massimo era il padre di Alice e Asia, le gemelle campionesse di ginnastica artistica, che hanno ora perso sia il padre che lo zio in un breve lasso di tempo.