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David Petraeus: “Bisogna inviare subito armi a Kiev, la Russia intensificherà gli attacchi”

10 mesi fa 40
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WASHINGTON. Serve agire presto, dice il generale David H. Petraeus, 37 anni nello US Army, dal 2011 al 2012 direttore della Cia. Si riferisce agli aiuti americani per Kiev, poiché Mosca sta facendo conquiste e potrebbe intensificare in primavera gli attacchi.

Generale Petraeus i 60 miliardi approvati dal Senato languono fra le secche della Camera. Pensa si sbloccherà la situazione?
«L’Europa ha fatto un passo avanti annunciando i 50 miliardi di dollari per l’assistenza a Kiev in febbraio e mostrando la solidità del suo impegno. È fondamentale che gli Usa ora seguano la medesima strada. Gli aiuti arriveranno, non ne ho ovviamente la certezza. Il nodo però è un altro».

Quale?
«Servono subito, non fra un po’. L’Ucraina sta già razionalizzando l’uso dell’artiglieria. E ci sono timori concreti che la difesa aerea, gli intercettori possano ulteriormente ridurre il raggio d’impiego per la scarsità di munizioni e sistemi d’arma».

Quale è la priorità?

«Artiglieria e mezzi anti-aerei. Ma l’elenco è ampio. Alcuni di questi armamenti sono prodotti in Ucraina come droni marittimi e aerei».

Sono sufficienti a contenere gli avanzamenti russi?
«Ci sono due aspetti da non trascurare sull’utilizzo dei droni e su quanto hanno garantito. Il primo è che hanno distrutto un terzo della flotta russa nel Mar Nero e costretto i russi a ritirare le navi dal porto strategico di Sebastopoli nella Crimea occupata. Questo ha consentito l’apertura nella parte occidentale del Mar Nero delle rotte per l’export di grano di cui hanno beneficiato le finanze ucraine ma anche i mercati in Egitto e in altri Paesi africani dipendenti dalle forniture ucraine. Secondo la Convention di Montreux le navi da guerra non possano oltrepassare il Bosforo, e questo impedisce ai russi di sostituire le navi danneggiate. Questo è stato ed è un elemento chiave».

L’altro aspetto?
«L’Ucraina ha inferto, grazie ai droni, colpi all’industria energetica russa. Sono state distrutte raffinerie e l’export di gas e greggio è stato limitato, così come la produzione di derivati dal petrolio che impattano sulle forze militari».

Macron ha ipotizzato truppe occidentali in Ucraina…
«Chiedete a Macron cosa intende e come vuole impiegarle. E non aggiungo altro».

C’è qualcosa oltre armi, munizioni di cui l’Ucraina è attualmente carente?
«Uomini sul campo. Il Parlamento di Kiev e la leadership di Zelensky devono rivedere le norme sulla coscrizione. Le prime linee ucraine sono composte da soldati la cui età media è oltre 40 anni. Kiev deve rivedere la rotazione delle truppe, rimpolpare le retrovie, allargare la coscrizione. È un tema sensibile, lo so, e una sfida, ma deve essere risolto rapidamente».

Fra meno di otto mesi si vota negli Stati Uniti. Trump ha più volte mostrato segni di impazienza verso le relazioni con gli europei e la partecipazione Usa nella Nato. Vede realmente un rischio di un disimpegno Usa?
«Nella mia carriera sono stato impiegato al quartiere generale Nato, ho operato con le forze dell’Alleanza sul terreno. Penso sarebbe imprudente fare qualsiasi cosa che mini la forza della più grande alleanza nella storia mondiale».

Iran, Nord Corea e Cina sono schierate – pur se in modalità e gradi diversi – con la Russia. Quanto questa evoluzione minaccia l’Occidente e quella storica “più grande alleanze della storia” di cui parla?
«Sono relazioni transazionali, c’è uno scambio di opportunità e messaggi».

Non vede un blocco di possibili alleati quindi?
«La Cina non considera la Russia come un suo pari. Mosca è un fornitore di gas naturale e greggio a prezzi vantaggiosi. Pechino fra l’altro non sta supportando Putin in Ucraina nonostante le promesse di una partnership senza limiti. Per quanto concerne l’Iran invece è implicato in azioni nefaste da decenni, non mi sorprende il suo sostegno benché non ci sia mai stato un naturale allineamento fra Mosca e Teheran. Il caso Nord Corea si spiega invece con il tentativo di Kim Jong-Un di rompere l’isolazionismo del Regno Eremita stringendo patti con la Russia».

Cosa cambia per l’Occidente questa saldatura pur se transazionale?
«L’Occidente a guida Usa resta il più importante soggetto geopolitico esistente. Tuttavia, nell’ultimo decennio abbiamo assistito a un’evoluzione del panorama politico mondiale. Si è passati da un mondo in cui la “globalizzazione benigna” che ruotava attorno a crescita economica condivisa, equilibrio geopolitico e rispettato, ha ceduto il passo a una rinnovata rivalità fra le grandi potenze nel quale è la geopolitica a guidare l’economia».

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