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È difficile dire se sia peggiore il pensiero in sé o le parole usate per esprimerlo. Sta di fatto che, con una prima chiassata nella giornata di ieri, i “giovani palestinesi” coccolati e vezzeggiati dalla sinistra italiana hanno preannunciato, per il 15 maggio prossimo, nientemeno che una «Intifada delle università».
Non sappiamo se voleranno pietre (o peggio): intanto i pargoli ci rendono noto che si accamperanno nei cortili degli atenei. In un surreale trionfo di schwa e sgrammaticature assortite (che trascriviamo pari pari, in modo che i lettori di Libero possano farsi un’idea direttamente), apprendiamo che «gli studenti (...) esigono con fermezza la cessazione degli accordi tra le università italiane e quelle israeliane». (...)