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Divieto di fumo all'aperto, chi controllerà nei dehors? I commercianti vogliono chiarimenti dal Comune

5 mesi fa 17
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Il divieto di fumo all'aperto lascia interdetti i commercianti torinesi. O meglio quelli che fanno riferimento all'Epat, associazione di categoria che fa capo all'Ascom. Diversi gli aspetti che secondo Vincenzo Nasi, presidente dell'Epat torinese, devono essere chiariti, a partire da chi dovrà effettuare i controlli tra i tavoli dei dehors dei locali. "Siamo sicuramente favorevoli ad una sempre maggior tutela della salute delle persone", spiega Vincenzo Nasi, "ma quanto apprendiamo dai giornali sull’imminente divieto di fumo all’aperto sta generando molte domande e dubbi tra gli operatori. La norma lascia interdetti dal momento che non esplicita come avverrà l’applicazione nei luoghi di ristoro all’aperto e quali sono i doveri e le responsabilità degli operatori". 

"Se alla fermata del bus nessuno controllerà se il divieto venga rispettato, tra i tavoli di un dehors chi dovrà controllare sarà naturalmente l’esercente, andando ad aggiungere un ulteriore onere e una nuova difficoltà a quelli già esistenti. La pratica dell'obbligo di consenso tra i clienti, inoltre, rischia di generare tensioni e conflitti tra i clienti da dirimere, che si aggiungono alle molteplici sfide già presenti nella gestione giornaliera", continua Nasi, "Un confronto preventivo con gli operatori avrebbe fatto affiorare fin da subito le difficoltà di questa norma. Non a caso, i Paesi dell’Unione Europea, compresa l’Italia, si sono fermati di fronte dell’ipotesi di divieto di fumo nei luoghi pubblici all’aperto e altre città hanno definito meglio le circostanze, come Milano, dove il divieto esiste dal 2021, seppur con altri parametri e dal 2025 estenderà il divieto a tutte le aree pubbliche, escludendo però proprio i dehors".

"Le categorie dei ristoratori e di gestori di locali sono assolutamente disponibili a dare il proprio contributo per definire meglio le forme di applicazione e di controllo della norma per gli aspetti che li riguardano, auspicando che la Città voglia riconsiderare il testo e la disposizione con l’obiettivo di arrivare ad una norma chiara, effettivamente realizzabile, e non foriera di dubbi ed oneri che in impossibilità di pubblici controlli, scarichi le responsabilità solo sugli operatori che utilizzano spazi all’aperto per la loro attività", conclude Nasi. 

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