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Giostra o singolar tenzone? Chissà. Per ora nessuna delle due. Nel Paese in cui i veti incrociati hanno più volte paralizzato riforme e rilanci, può infatti accadere che pure la campagna elettorale per le Europee finisca vittima del grande gioco delle coppie. E cioè tanto per cambiare che a perdere la vera partita, quella del confronto democratico, siano alla fine gli elettori. Per quanto - a onor del vero - i sondaggisti non individuino particolari vantaggi o svantaggi in termini di consenso per nessuno degli eventuali sfidanti. A prescindere dalle infinite combinazioni possibili, molte realmente messe sul tavolo da Bruno Vespa.
GLI INCASTRI
Lo schema degli incastri è tanto assurdo da sembrare una filastrocca mal scritta. Meloni solo con Elly, per Tajani niente Renzi, Calenda invoca Schlein e Conte sfida Giorgia. Salvini? Aperto a tutti, come Bonelli e Fratoianni. Una quadriglia stravagante spalmata in un climax di quasi 6 mesi. Il primo messaggio dal tono «avviate le interlocuzioni tra i rispettivi staff» risale infatti al 19 gennaio scorso. Le protagoniste sono ovviamente la premier e Schlein, il centro gravitazionale attorno a cui orbita tutto il caos che ne è derivato. Meloni da tempo ha eletto la segretaria dem ad unica sfidante degna della sua considerazione. Un po’ perché la teme meno, un po’ perché il Pd è la seconda forza politica del Paese e un po’ perché la narrazione della sfida in rosa è quella più funzionale a entrambe. Galloni che Schlein - sin dall’annuncio durante la conferenza stampa di fine anno da parte di Meloni - ha indossato di buon grado, innescando un effetto domino che ci porta dritti a oggi. Elly è felice di poter mettere un dito in un occhio al Conte 5S, sempre pronto a metterla all’angolo nel quasi-campo largo. Invece l’avvocato del Popolo, che brama più di tutti un ritorno a palazzo Chigi, ha bisogno di alzare l’asticella per recuperare terreno e chiede quindi un tête-à-tête con chi oggi siede su quella poltrona. Anche a costo di rifiutare Salvini che, accerchiato dentro e fuori dal partito, invece si ritrova nella condizione di battitore libero. Idem per Renzi, che dopo aver sfidato Zagrebelsky e De Mita, non si pone limiti. Ne ha fatto invece una questione di orgoglio Tajani. Alla rampante moderazione di Forza Italia, imparentata con i popolari europei, spetta un posto in prima fila. E cioè un confronto con tutti i leader: inaccettabile misurarsi solo con il segretario di Iv che per l’occasione incarna l’anima della Lista degli Stati uniti d’Europa. Figurarsi se a quel punto Calenda poteva accettare di condividere lo studio di Porta a Porta con Angelo Bonelli o Nicola Fratoianni.
LE RETI CONCORRENTI
Opportunismo politico e snobismo a cui non si sottraggono reti e conduttori. Tra par condicio stiracchiate, ego feriti e blitz d’autore, pure Rai-La7-Sky son passate ad accusarsi a vicenda. Il tutto, va riconosciuto, condito da obiezioni che di volta in volta paiono ragionevoli ma che finiscono per trasformare quel Geolier mattatore del Festival di Sanremo in un profeta inatteso. «I p' me, tu p' te».
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