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C’è un forte potere simbolico nella scelta di Kamala Harris di tornare all’Ellipse di Washington, il luogo in cui poco meno di quattro anni fa, il 6 gennaio 2021, Donald Trump incitò migliaia di suoi sostenitori a occupare Capitol Hill e a «combattere senza tregua» nel «Save America rally». E gli elettori democratici che si sono ritrovati qui ieri, a pochi metri dalla Casa Bianca in una giornata quasi primaverile per celebrare la chiusura di una campagna elettorale avvelenata come non mai, sanno che il voto di martedì prossimo sarà una scelta epocale, come ha ripetuto più volte Harris: da una parte c’è un’America che rispetta le regole e la Costituzione, dall’altra ci sono i Maga, un gruppo che mescola la destra estrema ai delusi della politica, i cospirazionisti alla classe operaia di una provincia sempre più impoverita e spaventata che si sente tradita e abbandonata dai democratici. Ma qui è diverso, dice Sally, 25 anni, appena arrivata da New York con alcuni suoi amici per ascoltare il discorso di Harris: «Nonostante la questione palestinese, per la quale vorrei una condanna netta da parte del partito democratico del genocidio in corso, non posso non votare per Harris: dall’altra parte c’è l’abisso per gli Stati Uniti». Una posizione particolare la sua, visto che i pro-Pal e la comunità araba hanno detto che non voteranno o che daranno il proprio sostegno a Jill Stein, la candidata dei verdi, mettendo a rischio la vittoria dei democratici in Michigan, uno degli Stati in bilico in queste elezioni.
IL MESSAGGIO
L’evento è iniziato con le testimonianze di persone comuni: una coppia che non ha potuto abortire per la legge voluta da Trump, una mamma che ha un figlio gravemente malato, un giovane imprenditore afroamericano, un ex repubblicano stanco di votare per il tycoon. Kamala è salita sul palco poco dopo il tramonto, con alle sue spalle la Casa Bianca illuminata, un’immagine costruita per dare un messaggio presidenziale molto forte. «Dobbiamo voltare pagina, porre fine a queste divisioni e a questo odio», ha detto Harris dal palco, per un evento che sembrava un incrocio tra un grande concerto rock e un festival. «Questo è un voto fra il caos e la libertà. Fra una settimana potete decidere il futuro di questo Paese che amiamo. È il momento di una nuova generazione di leader in America. E io sono pronta. Se Trump verrà eletto, il primo giorno siederà nello Studio Ovale e lavorerà sulla lista dei suoi nemici. Io invece lavorerò per il popolo americano alla mia lista di cose da fare. Io includerò i nemici, darò loro un posto a sedere al mio tavolo», ha continuato mentre non si fermavano gli applausi e le urla a favore della candidata dem, che ha annunciato la sua corsa solo 100 giorni fa, dopo che Joe Biden aveva deciso di ritirarsi. «Non torneremo indietro», gridava come una voce sola il coro di sostenitori. «L’ex presidente Trump è instabile, ossessionato dalla vendetta e in cerca di un potere incontrollato», ha denunciato la candidata dem. «Intende usare l’esercito contro i cittadini che non sono d’accordo con lui. Io offro un percorso diverso e chiedo il vostro voto». Il comizio di ieri è stato una chiara risposta alle sei ore non-stop al Madison Square Garden di domenica scorsa. Una risposta nazionale a quello che invece è stato - per scelta di Trump - un incontro per New York, per riconquistare una città che da sempre poco lo sopporta.
I SUPPORTER
Ieri da Kamala si sono trovate circa 50mila persone tra giovani, famiglie, donne, afroamericani, ispanici e coppie Lgbt mentre a New York Steve Bannon, l’ex consigliere della Casa Bianca e ideologo del movimento di Trump, usciva di prigione e raccontava di aver parlato con il tycoon. Poche ore prima del comizio di Kamala, l’ex presidente da Mar-a-Lago ha accusato Harris di avere creato una «campagna d’odio contro di lui». «Qui non c’è spazio per l’odio», dice Anthony, che è qui con la sua famiglia e arriva da Baltimora. «Vinciamo, vinciamo», dice Larissa, afroamericana di Washington. Si fa fare delle foto dal suo fidanzato mentre passa i controlli in stile aeroporto. «Come è possibile che le persone votino per Trump, io non capisco, mi sembra impossibile, ma anche io credo che vinceremo», aggiunge Darren, occhiali da sole e cappellino Harris-Waltz colore militare, quello che qualche mese fa era andato sold out in poche ore. L’aria che si respira dentro all’enorme ellissi occupata dagli elettori di Kamala è quella di una festa o di una Woodstock democratica. «Non ci aspettavamo questi numeri, non ci pensavamo proprio», dice un volontario. E un altro gli fa eco: «Sono quarant’anni che partecipo a comizi ma una cosa di questo genere non l’ho mai vista. Mi ricorda Woodstock, mi ricorda la partecipazione per Barack Obama». Ci sono anche tantissimi giovani, molti rappresentanti della comunità portoricana e latinoamericana che ballano con sullo sfondo le enormi scritte Freedom, in bianco su sfondo blu. Antonia vuole parlare per tutti i suoi vicini: «Siamo anche noi americani e il messaggio che ha fatto passare Trump due giorni fa è terribile. Lui vuole solo il nostro voto, qui invece ci sentiamo a casa». Ieri la cantante Jennifer Lopez ha annunciato che domani parlerà al comizio di Kamala a Las Vegas.