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Orchidea Colonna
Giornalista, globetrotter e food lover. Sono convinta che ogni viaggio, ogni luogo visitato e osservato, ci renda più ricchi dentro. Da un viaggio si torna sempre diversi e migliori da come si è partiti. Seguitemi e attraverso i miei occhi scoprirete un mondo di inattesa bellezza
L'artista di fama internazionale Max Papeschi ci porta nel mondo avveniristico della sua nuova installazione, "Zwergen Dämmerung", primo capitolo della saga "Extinction". In questa intervista, Papeschi ci svela i retroscena dietro la sua visionaria rappresentazione dell'estinzione umana e l'uso dell'intelligenza artificiale nel suo processo creativo.
Attraverso la sua opera, Papeschi mira a suscitare riflessioni profonde sulla condizione umana e sui pericoli che minacciano la nostra civiltà. Con uno sguardo verso il futuro, "Extinction" offre uno spaccato unico sulle possibili conseguenze delle nostre azioni presenti. Un viaggio emozionante tra arte, tecnologia e filosofia, che non mancherà di stimolare la mente e il cuore di chiunque si avvicini a questa straordinaria esposizione.
Qual è il messaggio principale che vuoi trasmettere attraverso l'installazione "Zwergen Dämmerung”?
"L’istallazione Zwergen Dämmerung è il primo capitolo della saga Extinction, una mostra divisa a puntate che racconta un’errata ricostruzione della storia umana attraverso lo studio di una civiltà aliena. Un plotone di 54 soldati in terracotta ( con il corpo dell’esercito di Xian e la testa da gnomo ) è il primo reperto ad essere rinvenuto dagli extraterrestri che rielaborano i dati a loro disposizione per indagare sull’estinzione dell’umanità. Spoiler Alert: Una tematica risulterà ricorrente in molti ritrovamenti e piano piano gli studiosi alieni cominceranno ad intuire la causa della nostra fine su pianeta terra. Un fatto di drammatica attualità degli ultimi anni è lo stato di guerra perenne che stiamo vivendo senza sosta. Il messaggio dietro all’esercito di Zwergen Dämmerung è la percezione di un’inevitabile condizione belligerante e guerrafondaia, che ci accompagna da secoli, insita nel DNA umano che, in quanto inconscia ed inestinguibile, porterà al tramonto della nostra civiltà".
Come hai integrato con l'intelligenza artificiale nel tuo lavoro e quale ruolo svolge nella rappresentazione della tua visione dell'estinzione umana?
"L'intelligenza artificiale, in questo primo capitolo, ha avuto un ruolo più “attoriale” che creativo. AIIO, l’AI creata da Michele Ronchetti, ha letteralmente recitato il ruolo di una intelligenza artificiale aliena. Le è stato dato un punto di arrivo: quello dello gnomo guerriero realizzato precedente con la moderazione 3d, e le sono state date 4 tematiche su cui sviluppare l’animazione finale. Il risultato è stato sorprendentemente interessante, un po’ come avere sul set un attore che improvvisa liberamente sul copione scritto in precedenza".
Hai scelto l'aeroporto di Milano Malpensa come luogo per esporre la mostra "Extinction" curata da Stefania Morici. Qual è il significato simbolico di questo spazio per il tuo progetto?
"Il “varco” spaziale dell’aeroporto di Malpensa, chiamato anche “Soglia Magica”, è un luogo di passaggio reale ma anche simbolico tra la città e il non-luogo dell’aeroporto vero e proprio, con le sue regole e il suo carico di aspettative e di proiezioni psicologiche verso un “altrove” indefinito.
Direi che un significato simbolico di questo tipo si sposa perfettamente con il progetto Extinction, dove presente e futuro, realtà e finzione si rincorreranno senza sosta per tutto il percorso narrativo".
Come pensi che il tuo lavoro possa influenzare la consapevolezza pubblica riguardo ai rischi reali che l'umanità sta affrontando?
"Mi piace pensare che le persone si soffermino sulle cose, le analizzino, ci rimugino sopra e magari cambino anche il loro atteggiamento nei confronti della vita, poi mi ricordo che fruiamo quotidianamente di contenuti infiniti, scrollando incessantemente sui nostri smart phone, ricordando a mala pena quale sia lo sfondo del nostro blocca schermo".
La più grande calamità a cui andranno incontro gli esseri umani senza possibilità di salvezza? L’indifferenza.
"Extinction non è un avvertimento, ma il racconto di una storia già avvenuta. Avete mai visto un film dove i protagonisti prendono la macchina del tempo e, avvisando i personaggi del passato delle terribili catastrofi del futuro, riescono a salvare il mondo? Ecco appunto".
Come vedi il ruolo dell'arte nel promuovere la cultura della pace e il rispetto dei diritti umani, soprattutto in relazione alla tua rappresentazione della guerra e dell'estinzione umana?
"Non è ben chiaro quale sia il ruolo dell’arte nella nostra società ma sicuramente è di comune avviso che quando un opera d’arte è ben riuscita suscita un’emozione, la natura delle sensazioni può essere diametralmente opposta da spettatore a spettatore, ma quando l’artista riesce a colpire il suo pubblico allora ha svolto adeguatamente il proprio lavoro. Mi piace pensare che l’esercito di Zwergen Damerung svolga una duplice funzione, la prima di intrattenimento, ponendo agli occhi dei passanti l’ironica rappresentazione degli gnomi giganti, decontestualizzandoli dal loro habitat naturale, ovvero l’arredamento dei giardini nostalgici degli anni 70. La seconda e più complessa interpretazione è quella dell’autoanalisi, perché una civiltà aliena ci descrive attraverso un plotone di 54 soldati? Perché fra tante cose che poteva ipotizzare pare plausibile l’opzione che vede la guerra come tematica principale? Lascio a voi la risposta".
Hai in programma altri capitoli per la tua mostra "Extinction", e se sì, quali temi o argomenti affronteranno?
"A breve presenteremo un primo spin off di Extinction dove, partendo dal crossover semantico tra illuminismo ed illuminazione, racconteremo due figure diversissime tra loro e che hanno influenzato significativamente il corso della storia umana con una filosofia diametralmente opposta. Vi lascio con questo piccolo indizio e la possibilità di abbinare personaggi storici a piacimento per tentare di risalire al secondo reperto, qualsiasi interpretazione gli darete sarà comunque giusta, dopo tutto è della nostra storia che si parla.
Mostra a cura di Arteventi di Stefania Morici
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