Estorsione ai dirigenti della Juventus per ottenere biglietti gratis: raddoppiate in Appello le condanne agli ultras

Era il 16 settembre 2019 quando la Digos di Torino aveva dato vita all'operazione "Last Banner", contro le frange estreme del tifo della Juventus a Torino e in tutta Italia. 

Le accuse per gli ultras di "Drughi", "Tradizione-Antichi Valori", "Viking", "Nucleo 1985", "Quelli… di via Filadelfia" e Nucleo Armato Bianconero spaziavano dall'associazione a delinquere all'estorsione aggravata, spaziando per autoriciclaggio e violenza privata.

Le indagini, coordinate dal pm Chiara Maina, sono durate oltre un anno e sono scaturite da una denuncia sporta dalla Juventus (che si era costituita parte civile con gli avvocati Luigi Chiappero e Maria Turco). Le stesse avevano consentito al gruppo Criminalità organizzata della Procura di Torino di acquisire "incontrovertibili elementi probatori in merito a una precisa strategia estorsiva posta in essere dai leader dei principali gruppi ultrà bianconeri nei confronti della citata società calcistica".

Come quella ai danni di Alberto Pairetto, dirigente bianconero che curava i rapporti con i vari gruppi del tifo organizzato. In particolar modo per quanto concerne "l'usanza" di regalare agli ultras i biglietti delle partite, anche di valenza europea. Per i giudici, quella estorsione non fu "tentata" ma "consumata", perchè il modus operandi era già in vigore nelle stagioni precedenti. 

Questa mattina, in Appello, sono state ulteriormente aggravate le condanne. Raddoppiata la pena inflitta a Dino Mocciola, storico leader del gruppo "Drughi": dai 4 anni e 10 mesi in primo grado agli attuali 8 anni. Umberto Toia, leader del gruppo "Tradizione", è stato condannato a 4 anni e 3 mesi: in primo grado la pena era di 1 anno e 6 mesi di reclusione. Beppe Franzo (Quelli di via Filadelfia) passa dall'anno e due mesi ai 3 anni e 11 mesi di reclusione. Condannati anche altri due ultras: Sergio Genre (4 anni e 6 mesi) e Salvatore Cava (4 anni e 7 mesi).

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