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Lecco, 09 mag. - (Adnkronos) - "Ci sono dei pro e dei contro nelle imprese familiari: ma allargando lo sguardo abbiamo quadro più generale, in un periodo con successioni molto importanti nel nostro Paese. Perché se è vero che ci sono anche i capitalisti coltelli, ci sono anche i capitalisti responsabili". Parola di Guido Corbetta, professore di Strategia delle imprese familiari all'Università Bocconi, intervenuto durante il Family business forum di Lecco, nella sede della Camera di commercio. Corbetta elenca una serie di aziende molto importanti a livello italiano che hanno vissuto una fase di successione nell'ultimo periodo: da Ferrero a Marcecaglia, da Mediolanum a De Agostini, passando per Prada, Menarini, Guzzi, Fininvest, Brembo, Bolton, Chiesi, De Longhi, Lavazza. "Nel caso Mapei, ad esempio, notavo che da quando sono succeduti i figli Squinzi, la dimensione è di un terzo più grande di quando c'era Giorgio", argomenta Corbetta.
"I ricambi al vertice nell'ultimo triennio sono stati circa 1800”, prosegue. “Vedo delle scelte di governance interessanti: ci sono 305 manager non familiari in più e questo vuol dire che le imprese familiari stanno cominciando a usare queste opzioni. In 315 casi, circa il 20%, è subentrato un manager non familiare. Ci sono 355 ultrasettantenni in meno", prosegue Corbetta, "e una generazione di 40enni e 50enni ha preso responsabilità. Ci sono 210 Under 50 in più, un segnale di cambiamento importante negli ultimi 2 anni. I processi di ricambio generazionale possono avere un impatto positivo o negativo, ma è sicuro che è positivo almeno sui ricavi e che c'è un impatto non negativo sulla redditività. Già riconoscere che nell'ambito di un ricambio generazionale le performance non sono peggiorate a 18-24 mesi di distanza è un elemento importante: che famiglie imprenditoriali hanno imparato a gestire il passaggio generazionale".