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Un’emorragia gastrointestinale, peggiorata dal concomitante uso di farmaci anticoagulanti, assunti in seguito all’intervento di rinoplastica e correzione del setto nasale a cui si era sottoposta alcune settimane fa. È questo il primo esito, parziale, dell’autopsia condotta sul corpo di Francesca Russo, la giovane 26enne romana, trovata senza vita sabato mattina nella villetta di un imprenditore 39enne, suo datore di lavoro, a Ciampino. Resta ancora da capire cosa abbia provocato quella perforazione e per questo si dovrà attendere l’esito degli esami tossicologici (non meno di sessanta giorni) e di quelli istologici (quaranta giorni) per avere l’ultima risposta. Forse un mix di antidolorifici e alcol potrebbero averla indotta, la risposta ultima sarà dirimente anche per la Procura di Velletri, titolare per territorio del caso. Al momento è stato aperto un fascicolo senza ipotesi di reato, non ci sono indagati. Ma al netto di quello che per responsabilità diretta o indiretta può essere penalmente perseguibile e poi dimostrabile in un’aula di tribunale, resta una domanda: quella ragazza poteva salvarsi? Dire di no è avventato. La morte in casi analoghi non è immediata e pur con delle variabili è dolorosa. Francesca è stata trovata sul divano nel soggiorno della villetta di quell’uomo con cui oltre il lavoro condivideva da alcuni mesi parte della sua vita privata. Quell’uomo venerdì notte è andato a dormire in camera da letto mentre lei è rimasta sola e non si è più rialzata. I corpi purtroppo parlano e non solo per il “rigore” della morte. I sanitari del 118 che sono poi intervenuti a Ciampino l’hanno trovata con le mani chiuse a pugno.
I SOCCORSI
Lei ha avuto la forza di chiedere aiuto? Di là, in quell’altra stanza, l’uomo con cui era uscita, trascorrendo la serata al Jackie O’ e con il quale sarebbe poi dovuta andare al mare l’indomani, non l’ha sentita?
In base alla ricostruzione, la coppia esce dal locale di via Boncompagni a notte inoltrata, arriva a Ciampino che sono ormai le 4.30. Il primo allarme dell’uomo arriva intorno alle 13.30 quando si sveglia, arriva in soggiorno, chiama Francesca e lei non risponde. Era morta da almeno un’ora. Il 39enne seguirà le procedure che, i sanitari, al telefono gli indicheranno e poi ai carabinieri della Compagnia Castel Gandolfo, intervenuti sul posto, dirà di non sapere cosa sia successo.
Due persone che si frequentano oltre il lavoro, che escono insieme, che rientrano nella proprietà di lui con lei che stanca e infreddolita, nonostante sia maggio inoltrato, si lascia andare sul divano. «Ho freddo, dormo qui», e lui che si ritira nella sua stanza. Lui si addormenta, lei muore. Come si può spiegare questo a una madre, a una famiglia che solo venerdì aveva visto Francesca uscire di casa con la promessa di rivedersi la domenica? La 26enne che lavorava al desk e alla gestione degli operatori nell’ultimo centro estetico aperto dall’imprenditore a pochi chilometri da piazza del Popolo non assumeva, dicono amici e colleghi, stupefacenti anzi, era molto contraria. Il 39enne ai carabinieri ha detto di non aver consumato cocaina in sua presenza venerdì sera né di averlo fatto una volta rientrati a casa. La madre di Francesca sabato mattina non riuscendo a mettersi in contatto con lei si è precipitata a Ciampino. Qui ha trovato i carabinieri e il corpo senza vita di sua figlia.