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Francesco Storace 10 novembre 2024
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Era Bologna la Dotta. L’hanno trasformata in Bologna la Rotta, devastata, choccata. Ci hanno pensato qualche centinaio di antagonisti. Eccitati dalle parole sconsiderate di qualche leader della sinistra che farebbe bene a misurare le espressioni che adopera. Quello che è accaduto ieri nel capoluogo emiliano-romagnolo andrebbe raccontato come un film di una giornata triste. Protagonisti chi pretendeva di non far manifestare, come CasaPound, contro il degrado cittadino; chi lanciava anatemi irresponsabili come l’Anpi, il Pd e Avs, con in testa la Schlein e Fratoianni; chi ne approfittava, spaccando teste persino ai poliziotti, come anarchici e centri sociali. La città è migliore e per questo non è finito tutto in tragedia, ma qualche domanda la vogliamo rivolgere proprio alla leader del Pd, che ci auguriamo sinceramente voglia prendere le distanze dai picchiatori rossi.
1) È iniziata la rivolta sociale preconizzata da Maurizio Landini? 2) La sinistra si sente autorizzata a mollare il caviale e a prendere spranghe e martello? 3) Si teme forse la sconfitta nelle regionali del prossimo weekend se si arriva a scendere in piazza contro una manifestazione che non si condivide? 4) Casapound non può prendere iniziative contro il degrado in città? 5) In passato ci sono mai stati segretari del Pd che sono intervenuti a presìdi a cui hanno fatto seguito le follie antagoniste? Pensiamo a figure come Veltroni e Franceschini, Bersani e Renzi, Zingaretti e Letta: chi di loro, prima di Schlein, aveva partecipato ad una giornata del genere? 6) La sinistra ha manifestato solidarietà agli agenti aggrediti dagli anarchici e dai centri sociali con il pretesto dell’antifascismo?
7) Quel passante picchiato a sangue da 15 attivisti rossi non merita due parole di vicinanza? 8) E infine: domani, lunedì, i leader del centrodestra, la premier Meloni con i suoi vice Salvini e Tajani, saranno a Bologna a sostegno della candidata del centrodestra Ugolini al Savoia Regency: devono mettere in cantiere un assalto visto che ormai la Schlein parla sempre più spesso di «estrema destra che governa il Paese» e in giro ci sono delinquenti che amano prendere alla lettera certi richiami? Quanto accaduto ieri, vorremmo suggerire ad una donna sicuramente appassionata di politica come Elly Schlein, non può passare sotto silenzio nemmeno a sinistra, in un Pd che alla fondazione volle riunire moderati e sinistra in un unico partito.
Oppure dobbiamo ritenere che l’affannosa ricerca di una stampella centrista possa meritare la rincorsa all’estremismo più becero possibile? Dal partito leader dell’opposizione e candidato all’alternativa ci aspettiamo comportamenti autenticamente democratici. Non è certo stata la Schlein a muovere il corteo dei teppisti che hanno picchiato la polizia per tentare di impedire la manifestazione di CasaPound; ma infilarsi in un presidio “antifascista” ha certamente contribuito ad accendere gli animi a chi pensa di avere il pass permanente per alzare le mani contro i “fascisti”.
Anche quel cittadino che passeggiava con la sua fidanzata e assediato e picchiato da tanti estremisti aveva diritto di vivere in pace il suo weekend. E invece no: terra bruciata se non sei rosso. Non si può fare. Ci pensi bene la Schlein, ci pensi pure Fratoianni – ma tanto quest’ultimo ha candidato persino la Salis – e ci pensi anche Landini. Troppa tensione, quando si dovrebbe invece rispettare il diritto di tutti a manifestare in santa pace. Le scene di ieri ci riportano davvero indietro, agli anni più brutti della nostra democrazia, ancora una volta a quando c’era chi pretendeva di dispensare il diritto a manifestare ad alcuni sì e ad altri no. Non fateci pensare che il detonatore sia rappresentato dai fallimenti elettorali a ripetizione di una sinistra che perde ovunque e non sa come riprendersi da ogni choc. In Liguria come in America.
Sarebbe molto bello se la Schlein riflettesse sulla portata di certe affermazioni. Le teste calde che affollano i centri sociali dell’estrema sinistra non meritano comprensione da parte di chi guida un grande partito. In questi casi si erigono muri e distanze con chi aggredisce non solo l’avversario politico ma persino le forze dell’ordine: queste stanno lì per garantire sicurezza e non parteggiano certo per una parte contro l’altra. Almeno a loro, a chi sta in divisa, va chiesto scusa.