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Un accordo che prevede tre fasi, tra cui una prima tregua di 42 giorni nei quali sarà previsto il graduale ilascio dei primi 33 ostaggi e un altrettanto graduale inizio del ritiro delle forze israeliane dalle aeree popolate della Striscia di Gaza. È stato Donald Trump ad annunciare il via libera definitivo all'accordo tra Hamas e Israele, definendola una «intesa epica e una mia vittoria». La tv pubblica egiziana al Qaera cita proprie fonti per scrivere su X che «l'accordo pone l'accento sulla ricostruzione della Striscia di Gaza, sull'apertura dei valichi di frontiera e sull'autorizzazione alla circolazione di persone e beni». L'intesa «sottolinea il ritorno di una calma duratura nella Striscia di Gaza al fine di raggiungere un cessate il fuoco permanente e il ritiro delle forze dell'esercito di occupazione», scrive ancora la tv riferendosi alle forze armate israeliane. «La prima fase dell'accordo quadro include il ritiro delle forze di occupazione verso est e lontano dalle zone densamente popolate, che saranno presidiate lungo le frontiere in tutte le aree della Striscia», precisa al Qaera. «La prima fase dell'accordo quadro prevede una sospensione giornaliera di 10 ore dei voli di guerra e di ricognizione israeliani nella Striscia di Gaza», si afferma in un altro messaggio.
I punti principali dell'accordo: gli ostaggi
Hamas dovrebbe rilasciare i primi tre rapiti il 7 ottobre subito dopo l'annuncio dell'accordo, nel primo giorno di tregua, sulla base di una lista umanitaria di 33 rapiti tra cui bambini, donne, anziani e malati.
Una settimana dopo, con l'inizio del ritiro delle forze israeliane, è atteso il rilascio di altri quattro ostaggi con Israele che consentirà agli sfollati palestinesi il ritorno nel nord di Gaza. Tra gli ostaggi liberati nella prima fase dovrebbero esserci anche 5 soldatesse israeliane in cambio di 250 prigionieri palestinesi, in rapporto di una a 50.
Il rilascio dei prigionieri palestinesi
Israele avrebbe accettato di rilasciare almeno mille prigionieri palestinesi durante la prima fase, tra cui circa 190 che hanno scontato condanne di 15 anni (anche alcuni condannati all'ergastolo). A nessuno sarà permesso di andare in Cisgiordania e non sarà rilasciato nessuno dei miliziani che hanno partecipato all'attacco del 7 ottobre 2023, così come non sarà liberato Marwan Barghouti, il leader della prima Intifada condannato all'ergastolo. Israele avrebbe anche respinto la richiesta di Hamas di riavere il corpo di Yahya Sinwar, il leader dei miliziani ucciso ad ottobre scorso.
Fasi dell'intesa
L'accordo si articolerebbe in tre fasi (che secondo alcune fonti potrebbero essere ridotte a due). Al 16mo giorno dall'accordo inizierebbero i colloqui per la definizione della successive: nella seconda dovrebbero essere rilasciati tutti i rimanenti ostaggi maschi e le forze israeliane dovrebbero ritirarsi quasi completamente dalla Striscia. Una terza fase vedrebbe la restituzione dei corpi degli ostaggi uccisi mentre erano detenuti a Gaza e la creazione di un piano di ricostruzione e di una nuova struttura di governo.
Presenza di Israele nella Striscia
Veicoli e altri mezzi di trasporto potranno attraversare un passaggio adiacente alla Salah al-Din Road, monitorato da una macchina a raggi X gestita da un team di sicurezza qatariota-egiziano. L'accordo, secondo quanto riferito, prevedrebbe che le forze israeliane rimangano nel corridoio Filadelfia, che separa Gaza dal Sinai egiziano a sud della Striscia, mantenendo una zona cuscinetto di circa 800 metri lungo i confini orientali e settentrionali durante la prima fase di 42 giorni. Le forze israeliane dovrebbero poi ritirarsi anche dal corridoio di Netzarim, che divide la Striscia in due e conduce fino al Mediterraneo.
Gli aiuti
Nell'intesa previsto anche un aumento degli aiuti umanitari inviati nella Striscia da parte delle organizzazioni internazionali, tra cui le Nazioni Unite (si ipotizzano almeno 600 camion al giorno).