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Giacomo Gobbato accoltellato a Mestre, chi è l'assassino: invisibile arrivato dalla Moldavia, la droga e una vita sbandata

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Di lui non si sa molto, se non che è un cittadino moldavo classe 1986 (38 anni), in Italia senza fissa dimora, che a Mestre risulta vivere di espedienti. È questo lo scarno identikit dell’uomo accusato di aver accoltellato a morte Giacomo Gobbato e ferito il suo amico Sebastiano Bergamaschi dopo che i due giovani cercavano di fermarlo impedendo una rapina.

Giacomo Gobbato ucciso a 26 anni mentre cercava di difendere una donna da una rapina. Ferito anche un altro giovane

Mestre, Giacomo Gobbato ucciso per difendere una donna

In base alle prime indagini eseguite dalla Squadra mobile e l’arresto quasi nell’immediatezza dei fatti (l’uomo era stato bloccato in una via adiacente mentre tentava un’altra rapina) il sostituto procuratore Federica Baccaglini ha formulato nei suoi confronti le ipotesi di reato di omicidio e rapina. L’uomo è stato trasferito in carcere e domani si troverà di fronte al giudice per le indagini preliminari per l’udienza di convalida. 
Egli non risulta avere familiari in Italia e sembra non sia in possesso di un telefono cellulare e pare non conosca neppure la lingua italiana, poiché ieri è stato necessario l’intervento di un traduttore.

Chi è l'assassino

A quanto risulta, non si tratta di una conoscenza delle forze dell’ordine del territorio né risulta pregiudicato. Insomma, per la giustizia italiana, uno sconosciuto. Non avendo - almeno in apparenza - rapporti con il territorio non ha un legale di fiducia. Gli è stato così assegnato un difensore d’ufficio, nella persona dell’avvocato Tiziana Nordio, del foro di Venezia, la quale comunque non ha ancora avuto occasione di parlare con il suo assistito.

A Mestre il moldavo risulta bazzicare da qualche tempo, poiché parecchi residenti lo avevano notato e da loro era stato “schedato” come uno spacciatore - consumatore, che evidentemente ricorreva a furti e rapine per reperire il denaro necessario all’acquisto delle dosi. Cosa succederà domani? Presumibilmente molto poco. Poiché la condizione di senza fissa dimora non consente forme di detenzione diverse dal carcere, è molto probabile che l’indagato si avvarrà della facoltà di non rispondere. Riservandosi eventualmente di farlo in un’udienza successiva, quando il quadro sarà stato chiarito.

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