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Nell’ex scuola di Giulia Cecchettin, il liceo classico Tito Livio a Padova, non si è fatto alcun momento di raccoglimento per l’anniversario della morte di Giulia, oggi 11 novembre. Il preside dell’istituto, Luca Piccolo, con un circolare ha invitato gli studenti a vivere questo momento nella sfera privata, scatenando la rabbia di studenti e studentesse.
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«Prima di tutto credo che come scuola non ci sia nulla da aggiungere ai fiumi di parole che sono state dette – scrive il preside nella circolare -.
Anzi, proprio perché è necessario interiorizzare questo evento, rielaborare un anno di riflessioni, dibattiti, esternazioni la nostra strada debba essere quella del silenzio. Il silenzio significa scegliere di vivere personalmente, nella calma e nella pacatezza la rielaborazione di una tragedia più grande di noi».
Il ricordo "negato" a scuola
Minuto di silenzio o minuto di rumore? La scelta non c’è stata al Tito Livio, il preside ha però invitato gli studenti ad esporre a casa una candela per ricordare Giulia. «Chi desidera stasera accenda una candela – scrive ancora il preside - e la posizioni sul balcone della propria camera, lasciandola consumare sino alla fine. Un segno che ci può ricordare come la vita di Giulia sia stata spenta un anno fa, lentamente, come una candela».
La polemica
I rappresentanti degli studenti del Tito Livio non accettano la decisione del preside: per loro serve far rumore e non ricordare Giulia nella sfera privata. «Avevamo chiesto al preside che ci fosse un momento di raccoglimento collettivo durante l’intervallo a mezzogiorno – afferma Viola Carollo della Rete studenti Medi -. Ci è stato negato, e poi con una circolare siamo stati invitati a vivere questo momento nel nostro privato. Non ci siamo stati e alcune classi hanno ugualmente fatto rumore, disobbedendo alle indicazioni della scuola. Perché far rumore è la forma di rispetto che la stessa famiglia Cecchettin ci chiede di fare per Giulia, perché la violenza di genere riguarda tutti e siamo stati in silenzio per troppo tempo».