Home SignIn/Join Blogs Forums Market Messages Contact Us

Groenlandia, Panama e Canada: perché Trump vuole annetterle? Le basi al Circolo Polare, le risorse e il nodo delle tratte commerciali

22 ore fa 2
ARTICLE AD BOX

C'è isolazionismo e isolazionismo. Il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, che prenderà ufficialmente servizio il prossimo 20 gennaio (data del suo insediamento), ha fatto parlare di sé per alcune dichiarazioni che sembrano suggerire la possibilità di voler attuare una politica di espansione di coloniale memoria. Malgrado abbia basato la propria campagna elettorale sulla promessa di ridurre il coinvolgimento degli Stati Uniti nei conflitti esteri, come la guerra in Ucraina, di aumentare i dazi ai partner commerciali e di rilanciare la produzione nazionale, il suo approccio negli ultimi giorni sembra alquanto diverso, suggerendo più aggressivo alla politica estera. Non solo ha detto di valutare delle sanzioni nei confronti della Danimarca in relazione alla Groenlandia (che vorrebbe annettere agli Usa) ma ha anche ha scherzato sul fatto di voler considerare il Canada «un altro stato americano» quando il presidente Trudeau si è dimesso. Successivamente, ha minacciato di voler riprendere il controllo del Canale di Panama.

IL CASO USA-DANIMARCA

Sulla grande isola dell'Atlantico,Trump ha detto sui social media che la proprietà del territorio rappresenta una «necessità assoluta» per la sicurezza nazionale e la libertà globale. La Groenlandia, ricca di risorse naturali e strategicamente posizionata, ospita la base spaziale statunitense Pituffik. Si tratta della postazione più a nord delle Forze armate statunitensi: distante 1.210 chilometri a nord del Circolo Polare Artico e 1.524 chilometri dal Polo Nord. Una posizione strategica. All'interno c'è il dodicesimo squadrone dell'allerta spaziale che gestisce il "Ballistic Missile Early Warning System (Bmews)", un sistema che è stato progettato per rilevare e tracciare eventuali missili Icbm lanciati contro il Nord America.

La base ospita anche il distaccamento 1 del "23rd Space Operations Squadron", parte della rete di controllo satellitare globale dello Space Delta 6. Il territorio inoltre è ricco di risorse naturali, tra cui minerali di terre rare, e occupa una posizione strategica per il commercio, poiché le potenze globali cercano di espandere la loro portata nel Circolo Polare Artico.

Non è un caso quindi che Trump abbia colto al volo il discorso di Capodanno del primo ministro della Groenlandia, Mute Egede, che ha ribadito il concetto (già espresso in passato più di una volta) di dichiarare l'indipendenza dalla Danimarca. Il presidente eletto Usa si è dunque fatto avanti per "acquistare" l'isola. Proposta rispedita al mittente dallo stesso Egede che ha dichiarato: «Non siamo in vendita». Ma l'affaire non si è concluso così. Trump ha deciso di spedire il missione il figlio in Groenlandia e ha dichiarato sul suo social Truth: «L'accoglienza è stata ottima. Loro e il mondo libero hanno bisogno di sicurezza, protezione, forza e pace! Questo è un accordo che deve realizzarsi. Rendere la Groenlandia di nuovo grande!». Ha aggiunto che se la popolazione della Groenlandia «votasse per l'indipendenza o per unirsi agli Stati Uniti, applicherei alla Danimarca dazi molto alti», se non accettasse il risultato.

LA GROENLANDIA È UNO STATO?

Malgrado goda di un'ampio grado di una forte autonomia, la Groenlandia non è uno stato indipendente, ma una "nazione" della Danimarca. È la più grande isola del mondo (escludendo l'Australia, che è considerata un continente). Da vera e propria colonia, nel 1979 ottenne l'autonomia con il "Greenland Home Rule Act" che istituì gran parte degli organi governativi. Il desiderio di indipendenza dalla Corona danese è rimasto molto forte: nel 2009, un referendum molto partecipato ha ampliato ulteriormente l'autonomia, concedendo all'isola il controllo su molti temi, come la giustizia, le Forze dell'ordine e lo sfruttamento delle risorse naturali. Copenaghen è riuscita comunque a mantenere il controllo su politica estera, difesa e affari costituzionali.

IL CANADA AFFAIRE

Nella giornata del 6 gennario Justin Trudeau ha annunciato le proprie dimissioni da leader del Partito Liberale del Canada, ruolo che ricopre dal 2013. Tuttavia, rimarrà in carica come primo ministro fino alla nomina di un nuovo leader. Questa decisione giunge in un momento di crisi per il suo governo di minoranza, aggravata dall’uscita del Partito NDP, che garantiva un sostegno esterno, e dalle dimissioni della vicepremier e ministra delle Finanze, Chrystia Freeland, in disaccordo con la gestione della risposta alla minaccia dei dazi imposti da Donald Trump. «Molte persone in Canada amerebbero essere essere il 51esimo Stato», ha subito scritto The Donald su Truth. «Gli Usa non possono più subire il massiccio deficit commerciale e i sussidi di cui il Canada ha bisogno per restare a galla. Trudeau lo sapeva e si è dimesso», ha sottolineato il presidente eletto ribadendo che «se il Canada si fondesse con gli Stati Uniti, non ci sarebbero tariffe, le tasse diminuirebbero notevolmente e sarebbero totalmente sicuri dalla minaccia delle navi russe e cinesi che li circondano costantemente. Insieme, che grande Nazione saremmo!».

IL CONTROLLO SU PANAMA

Nella giornata del 7 gennaio Trump si è espresso anche sulla questione del canale di Panama. Alla domanda di una giornalista durante una conferenza stampa a Mar-a-Lago sulla possibilità di utilizzare la «coercizione militare o economica» per riprendersi il controllo, Trump ha risposto «no», aggiungendo: «Non posso assicurarti niente su nessuna di queste due cose, ma posso dire che ne abbiamo bisogno per la sicurezza economica». Il presidente panamense José Raúl Mulino ha risposto fermamente, dichiarando che il canale appartiene a Panama e che resterà tale. Da tempo Gli Stati Uniti non hanno più il controllo sul canale. Dopo averlo costruito e inaugurato all'inizio del XX secolo, gli Usa ne hanno ceduto il controllo allo Stato di Panama negli anni '70 tramite un trattato. Trump ha avvertito che chiederà la restituzione del canale, senza però specificare come. Trump ha inoltre sottolineato la necessità di impedire che il Canale di Panama cada "nelle mani sbagliate", citando in particolare la Cina, che ha significativi interessi economici nell'area e rappresenta il secondo maggiore utilizzatore del canale dopo gli Stati Uniti.

Leggi tutto l articolo