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Guerra in Medio Oriente, Biden a Netanyahu: “L’offensiva a Rafah sarebbe un errore”. Usa: “Hamas ha aggiunto nuove condizioni per tregua”

7 mesi fa 12
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Joe Biden è tornato a frenare Benyamin Netanyahu sull'annunciata operazione militare a Rafah mentre la Casa Bianca ha confermato la morte in un raid israeliano di Marwan Issa, numero 2 delle Brigate al Qassam e membro di rango di Hamas.

E all'ospedale Shifa di Gaza City si è consumata una battaglia finita con 20 terroristi uccisi e oltre 200 arresti. Nel primo colloquio dopo oltre un mese di gelo, durato 45 minuti, il presidente Usa ha ribadito al premier israeliano che l'azione a Rafah sarebbe «un errore». E gli ha chiesto di inviare un team a Washington proprio per discutere di questo, richiesta alla quale Netanyahu ha acconsentito.

Il premier ha tuttavia ribattuto che Israele intende «raggiungere tutti gli obiettivi della guerra», di fatto confermando che l'operazione si farà: «L'eliminazione di Hamas, il rilascio di tutti gli ostaggi e la promessa che Gaza non rappresenterà più una minaccia per Israele» sono i punti irrinunciabili elencati da Netanyahu. Il pressing di Biden per scongiurare il raid nella città al confine con l'Egitto è motivata dalle preoccupazioni del presidente, «prima fra tutte per la sorte di un milione di persone» che vi hanno trovato rifugio scappando dal resto della Striscia. «Rafah - ha spiegato il consigliere per la Sicurezza nazionale americana Jake Sullivan - è inoltre un importante punto di passaggio degli aiuti».

L’Oms ha espresso la sua forte preoccupazione per la situazione: «Gli ospedali non dovrebbero mai essere campi di battaglia», ha dichiarato il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus. Intanto è arrivata in Qatar una delegazione guidata dal capo del Mossad David Barnea alla vigilia di negoziati indiretti tra le parti per una tregua nella Striscia e il rilascio dei circa 130 ostaggi israeliani ancora prigionieri.

La trattativa di Doha, secondo una fonte israeliana, sarà «un processo lungo e complesso»: si calcolano almeno due settimane. L'ipotesi è quella di 42 giorni di tregua in cambio di 40 ostaggi israeliani. Al 164esimo giorno di guerra, la Fao ha previsto una situazione di carestia entro il prossimo maggio al nord della Striscia e non è escluso che si allarghi altrove.

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