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La brigata di volontari Azov, l’unità combattente di più alto profilo dell’Ucraina, è alla ricerca di reclute di lingua inglese per formare un battaglione internazionale e aumentare il numero delle sue unità, mentre il Paese si avvia verso il quarto anno di guerra contro la Russia. Il comandante della brigata - conosciuto come Karl, riporta il Guardian - riferisce che Azov spera di reclutare persone con esperienza militare, «perché l’Ucraina è più piccola della Russia» e ha bisogno di tutto l’aiuto possibile in un conflitto di importanza internazionale. «Stiamo combattendo per non permettere alla Russia di avvicinarsi all’Europa», afferma Karl, sostenendo che se l’Ucraina dovesse cadere, Mosca continuerebbe a minacciare la Polonia, gli Stati baltici e altre nazioni, alcune delle quali più piccole dell’Ucraina e quindi con minori possibilità di difendersi.
Macchina della verità
Dall’inizio dell’invasione da parte della Russia sono stati uccisi quindici britannici, tra soldati e volontari, due solo questo mese: un medico di prima linea scozzese, il ventiseienne Jordan Maclachlan, e un ex soldato dell’esercito britannico, il trentaquattrenne Jake Waddington, membro della Legione internazionale. Gli stranieri che chiedono di unirsi ad Azov devono completare un processo di reclutamento, con colloqui a Kiev che come specifica Karl includono una valutazione psicologica «e un test con la macchina della verità, per verificare che non lavorino sotto copertura per le forze speciali russe». Azov è una brigata di volontari, una controversa unità militare che si è distinta durante l’assedio russo della città ucraina di Mariupol. Lo scorso giugno gli Stati Uniti hanno revocato il divieto di ricevere e utilizzare armi americane da parte del battaglione, veto risalente al 2014, anno dell’annessione illegale della Crimea da parte della Russia, quando Azov nacque come formazione paramilitare di volontari per combattere contro le forze ucraine separatiste filorusse.
Le accuse mosse nei confronti dei fondatori avevano determinato l’applicazione della cosiddetta «Leahy law», una legge che vieta agli Stati Uniti di fornire materiale e assistenza a reparti militari stranieri ritenuti responsabili di violazioni dei diritti umani. Sette mesi fa il dipartimento di Stato Usa ha comunicato di aver svolto una revisione sul battaglione Azov stabilendo che «non ci sono prove» per applicare ancora il divieto. Questo consentirà agli appartenenti di partecipare alle esercitazioni militari di Paesi occidentali e di poter impiegare armi comprate con fondi americani. Ora il progetto dei capi è formare un’unità internazionale, aumentando il numero di soldati britannici e provenienti da altri Paesi occidentali per arginare la carenza di uomini e i problemi di reclutamento interno: dall’inizio della guerra le vittime nell’esercito di Kiev sono state 43 mila, perdite circa tre volte superiori a quelle russe secondo le stime dell’intelligence, e i feriti 370 mila. Per gli inglesi recarsi in Ucraina per combattere nelle sue forze armate non è illegale, a meno che non si sia già reclutati nel Regno Unito, tuttavia l’iniziativa non è incoraggiato. Nelle prime fasi della guerra l’allora segretario alla difesa Ben Wallace spiegò che i britannici senza addestramento militare sarebbero stati di scarsa utilità per l’esercito ucraino.
L’addestramento
Gli stranieri che desiderano unirsi ad Azov devono completare un processo di reclutamento, l’addestramento iniziale dura circa tre mesi anche per coloro che hanno esperienza militare ed è organizzato in gruppi di ottanta uomini, per riflettere la realtà del campo di battaglia ucraino dove l’utilizzo di droni e artiglieria è massiccio. «L’addestramento di alcuni soldati in Europa non è cambiato molto dalla seconda guerra mondiale», rileva Karl. Dopo l’addestramento chi è disposto a restare deve unirsi alle unità d’assalto di fanteria, situazione che può rivelarsi molto pericolosa. Karl lo definisce una sorta di battesimo del fuoco: «La realtà può essere piuttosto brutta, è una guerra». Azov in questo momento sta operando nei pressi di Toretsk, nell’Ucraina orientale, una città in rovina divisa tra gli eserciti di entrambe le parti. Secondo gli analisti, rileva il Guardian, l’andamento sull’intero fronte potrebbe peggiorare per Kiev, poiché si prevede che il neo presidente Donald Trump possa ridurre o tagliare gli aiuti militari statunitensi mentre cerca di porre fine al conflitto.