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I “cannibali” dei pezzi di ricambio delle auto. Ecco dove e perché sono aumentati i furti

4 mesi fa 3
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Prato le batte tutte. Parliamo delle città d’Italia preferite dai ladri di pezzi di ricambio delle auto o di oggetti lasciati all’interno dell’abitacolo: nella cittadina toscana, le forze dell’ordine hanno registrato mille e 330 denunce, una media di 514,59 ogni 100 mila abitanti contro la media nazionale di 119,07. Certo, in numeri assoluti il record va a Roma (14 mila 864), seguita da Milano (13 mila e 339) e Torino (5 mila 195), che però in classifica ponderata sono rispettivamente al terzo, secondo e undicesimo posto. A stupire c’è il quarto posto di Pisa (mille e 424 furti), con una media di 342,04 ogni 100 mila abitanti, appena inferiore a quella di Roma (352,51).

La «zona rossa» è tutta al Centro-Nord, per trovare una città del Sud bisogna arrivare al sedicesimo posto (su 106 province), dove c’è Caserta con mille 598 furti (media di 176,84 su 100 mila abitanti). All’ultimo posto c’è Sondrio, con 23 furti, preceduta da Potenza (60), Enna (35) e Vibo Valentia (34).

Le cause

«Il fenomeno è sempre esistito, ma ora si è acutizzato» spiega Davide Galli, presidente di Federcarrozzieri. Ancora: «In questo momento, mancano i pezzi di ricambio. Non ci sono sul mercato, non arrivano per vari motivi. Uno è la situazione del Canale di Suez, che rallenta moltissimo le consegne. Poi, c’è la politica di alcune aziende di tenere i magazzini vuoti, per ridurre i costi, facendo produrre i pezzi di ricambio su richiesta. E questo fa lievitare i tempi». Poi, c’è il fattore prezzo. «In tre anni, sono aumentati di oltre il 50 per cento - spiega Galli -. E non tutti possono permettersi di spendere quelle cifre». Così, ecco pronti i «cannibali degli autoricambi», come sono stati ribattezzati a Londra dopo un’ondata di furti mai registrata nella Patria di re Carlo III.

Ma non è tutto. «Un altro fattore è la decisione delle Case automobilistiche di ritoccare i listini dei ricambi, anche in assenza di un aumento dei costi. È stata una politica di marketing», dice ancora Galli. Il motivo? «Le auto non si vendono e in qualche modo le aziende devono far quadrare i conti», argomenta il presidente di Federcarrozzieri. Per fronteggiare questa crisi, qualche gruppo industriale ha anche deciso di proporre alle compagnie assicurative pezzi di ricambio originali, ma usati, magari «cannibalizzando» auto rimaste invendute.

Un fenomeno rimasto invariato nel tempo è quello legato ai furti di parti dell’auto che hanno un valore economico legato ai componenti, come i metalli di pregio (platino, rodio e palladio) contenuti nei catalizzatori oppure nelle batterie. «Guardi, nella mia azienda ho un container pieno di batterie da smaltire e sono stato derubato non so quante volte in un mese», aggiunge Galli. Contro gli aumenti dei prezzi dei ricambi, Federcarrozzieri ha già «segnalato al ministero dell’Economia. Anche perché questi aumenti ne portano altri a cascata. Il costo di un incidente medio è passato da 3 mila a 4 mila e 200 euro nel giro di poco tempo, quell’aumento ha fatto crescere il costo delle polizze per gli automobilisti». I ritardi nella fornitura di pezzi di ricambio impattano anche sulle campagne di richiamo, «come quella avviata da Citroen per 600 mila airbag prodotti da una ditta giapponese poi fallita e montati da C3 e DS3 in tutta Europa. La lettera mandata ai proprietari delle auto invita molto caldamente a tenere fermi i veicoli e contattare i centri di assistenza. Ma il rischio è di rimanere fermi da due ai sei mesi. Abbiamo già ricevuto 3 mila mail che ci chiedono di fare un’azione collettiva».

Ucraina e Cina

«Tra i problemi della logistica c’è anche la situazione di trasporti su gomma. Molti camionisti specializzati nella guida delle bisarche sono ucraini e sono rimasti in Patria per la guerra - spiega Stefano Zerbi, portavoce di Codacons -. Ci sono aziende che hanno chiuso i battenti, anche questo ha inciso sulle difficoltà dell’automotive». Nel tentativo di fare lo slalom tra queste difficoltà, qualcuno ha fatto anche un passo falso. «È notizia fresca che l’Antitrust ha multato la DR (azienda molisana produttrice di auto, ndr) perché avevano fatto passare per italiane auto fabbricate in Cina». E proprio i costruttori cinesi sono tra i fautori della politica «meglio cambiare auto, anziché ripararla». «Lo fanno con i marchi di livello più basso, dove costa meno cambiare piuttosto che riparare», aggiunge il presidente di Federcarrozzieri. Una politica destinata a far presa anche sui modelli prodotti in Europa, che non siano il top di gamma. Ancora Galli: «Le faccio un esempio. Lei ha una Opel di tre anni e subisce un tamponamento. Il costo della riparazione può essere superiore al valore dell’auto».

Un problema per il singolo, che però riverbera su tutta la società. «Provi a immaginare di avere un’auto con un problema alle sospensioni o ai freni – ammonisce Zerbi -. Se costa troppo o addirittura non trova i pezzi di ricambio e non ha altro modo per spostarsi, c’è il rischio che vada in giro con un veicolo pericoloso, per sé e per gli altri».

Come evitare i furti

Le bande di «cannibali» di solito agiscono su commissione. Sovente sono personaggi del mestiere, gente che lavora in fretta e senza farsi notare. C’è chi sceglie di piazzare sull’auto una dash cam, che però può servire al massimo per identificare i ladri (sempre che siano a volto scoperto), ma non a evitare il furto. Negli ultimi anni, sono aumentati gli antifurto satellitari, con sensori che rilevano scossoni e sollevamento dell’auto. Questi sistemi sono sovente abbinati a polizze assicurative contro il furto, totale o parziale. «Potendo scegliere, è meglio stipulare un contratto che preveda la possibilità di avere una franchigia bassa e la libertà di rivolgersi a qualsiasi carrozziere per la riparazione – aggiunge Galli -. Questo perché può accadere che l’autoriparatore convenzionato non abbia la possibilità di trovare ricambi in tempi brevi, quando magari un concorrente può avere miglior fortuna rivolgendosi a fornitori ufficiali esteri. Certo, magari il “pezzo” può costare di più, ma il cliente può portarsi a casa l’auto in tempi accettabili».

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