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Dal titolo "Lotto, boicotto, sciopero", l'associazione Non una di meno lancia una manifestazione. La data da cerchiare in rosso? L'8 marzo, la festa della donna. Fin qui nulla di strano, visto che si definisce un movimento femminista e transfemminista che "si batte contro ogni forma di violenza di genere". Eppure, come si legge dalla loro pagina Facebook, lo sciopero indetto per sabato non si limita ad "abbattere i ruoli e le aspettative di genere, per boicottare la riproduzione di un sistema sociale sempre più violento e autoritario". E contestare "chi sostiene la cultura patriarcale" e che "parla della sicurezza come ordine, controllo, repressione e punizione". Niente affatto, perché l'evento prende di mira anche il governo di Giorgia Meloni. E cosa c'entra? Verrebbe da chiedersi...
"Scioperiamo - scrivono ancora - contro il governo Meloni e l’asse dei governi ultra-reazionari. Queste destre non hanno freni nella loro esibizione di odio, potere e brama di rivincita. La loro libertà è il privilegio dell’uno per cento della popolazione. Ma i diritti sono indivisibili e se sono concessi a pochi a scapito di altr3, gruppi sociali o minoranze, si chiamano privilegi. Non riconosciamo il femminismo transfobico, salito sul carro governativo: sostenere le lobby antiabortiste nei consultori e negli ospedali, togliere fondi ai percorsi di affermazione di genere, negare i diritti ai minori nat3 in famiglie omogenitoriali, sono incompatibili con l’orizzonte di libertà e autodeterminazione dei corpi e delle scelte di vita. La marea femminista è trans, lesbica, fro***a, migrante, razzializzata, antirazzista, antiabilista".
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Finita qui? Niente affatto, ecco che spunta l'attacco al ddl Sicurezza che "esaspera norme di segregazione e punizione della povertà e criminalizzazione del dissenso, e contro le “zone rosse”. Dopo il Decreto Caivano, in risposta alle violenze sessuali contro due bambine, questo modello viene esportato in sette periferie italiane, al fine di stigmatizzare le zone popolari e 'riportare l’ordine', desertificando il tessuto sociale autorganizzato, come nel caso di Quarticciolo a Roma. Il rimpatrio del torturatore libico Almasri e l’uccisione del giovane Ramy Elgaml durante un inseguimento raccontano bene quanto valga la vita umana per questo governo, quale sia l’effettivo interesse per la sicurezza, per 'i giovani e le periferie'".
Ma l'assurdo arriva poco più avanti quando Non una di meno arriva a incolpare l'esecutivo per i tanti femminicidi: "È assodato che femminicidi, transcidi, lesbicidi e violenze accadono innanzitutto nelle relazioni di intimità e nei contesti parentali: continuando a fomentare razzismo e odio di genere e militarizzando le città, il governo gioca col fuoco, sulle vite di tutte".