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Secondo i recenti report diffusi dal Ministero dell’Interno, il 34% dei reati in Italia è attribuibile a cittadini stranieri, con una significativa incidenza nelle categorie di furti (47-52%), violenze sessuali (43,99%) e traffico di droga (39,52%). Gran parte di questi reati è commessa da immigrati irregolari, che rappresentano solo il 10% della popolazione straniera ma sono coinvolti nel 70% dei crimini attribuiti a cittadini stranieri.
Daniele Capezzone ha analizzato i dati ai microfoni di CapezZoom: “La popolazione immigrata rappresenta circa l’8-9% della popolazione complessiva residente in Italia, ma è responsabile del 34% dei reati commessi nel 2024. Questo significa che su 100 persone arrestate in Italia, 34 erano immigrati. Se si considera che gli immigrati costituiscono meno del 10% della popolazione ma sono responsabili di un terzo dei reati, emerge chiaramente una problematica significativa, legata soprattutto alla presenza di immigrati irregolari. La situazione peggiora ulteriormente se si analizzano i dati relativi a specifici reati: per esempio, gli immigrati sono responsabili del 53-54% delle rapine, quindi una su due, e del 43-44% delle violenze sessuali, poco meno di uno stupro su due.
Questi numeri non vogliono essere una narrazione “cattivista” o compiaciuta, ma un’analisi basata sui fatti. La correlazione tra immigrazione irregolare e criminalità non può essere ignorata: se un segmento così ristretto della popolazione è responsabile di una quota così alta di reati, è evidente la necessità di affrontare il problema. L’immigrazione regolare e controllata può essere una risorsa per il Paese e per il mercato del lavoro, ma un flusso incontrollato di clandestini alimenta inevitabilmente situazioni di marginalità, che spesso sfociano in criminalità. Continuare a minimizzare questa realtà, come spesso fa una certa narrativa progressista, rischia solo di aumentare il senso di insicurezza delle persone, che vivono quotidianamente paure concrete, non percezioni, quando camminano per strada o rientrano a casa. Negare questi problemi significa lasciare che il malcontento cresca senza risposte adeguate“.