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I seggi europei in ballo a sinistra: se Avs e Azione superano il 4% meno posti per Pd e M5s

6 mesi fa 5
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I sondaggi, si sa, possono ingannare e alimentare false aspettative. Soprattutto quando da uno 0,1%, sopra o sotto la fatidica soglia di sbarramento del 4%, può dipendere la presenza di un partito nel futuro Parlamento europeo. È il caso, in particolare, di Azione e dell'Alleanza Verdi-Sinistra, decisamente in bilico: secondo l'ultima "supermedia" dei sondaggi fatta da Youtrend, il partito di Carlo Calenda è un filo sotto la tagliola, mentre la formazione di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni sarebbe sopra di un soffio. Per entrambi uno scarto troppo ridotto per coltivare certezze. Molto dipenderà dal traino che riusciranno a garantire i nomi forti schierati in lista, a livello di preferenze. Da una parte lo stesso Calenda, con l'ex ministra Elena Bonetti e, a seconda della circoscrizione, l'ex sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, o l'ex assessore alla Salute della Regione Lazio (e candidato alla presidenza alle ultime elezioni) Alessio D'Amato. Dall'altra parte ci sono ex sindaci molto noti come Mimmo Lucano (Riace), Ignazio Marino (Roma) e Leoluca Orlando (Palermo), oltre alla candidatura simbolica di Ilaria Salis, l'insegnante di Monza detenuta da oltre un anno in Ungheria. Se eletta, potrebbe ottenere l'immunità parlamentare e, quindi, tornare in libertà: una prospettiva che potrebbe incidere nella distribuzione delle preferenze a sinistra, nel Nord-Ovest e nelle Isole, dove Salis è in corsa.


Il punto è che, al risultato di Azione e Avs devono guardare con attenzione anche il Pd e il Movimento 5 stelle, oltre alla coppia Emma Bonino-Matteo Renzi, che con la loro lista degli Stati Uniti d'Europa sembrano in posizione un po' più stabile sopra il 4%. Se Calenda, Fratoianni e Bonelli restano sotto la soglia di sbarramento, infatti, ci saranno più seggi a disposizione di chi nel centrosinistra è sicuro (o quasi) di superarla. Viceversa, i posti a disposizione per ciascun partito andrebbero a ridursi, visto che il numero degli eurodeputati assegnati all'Italia è sempre lo stesso, cioè 76, e che il centrodestra, sempre stando ai sondaggi, dovrebbe conquistarne più della metà (24 FdI, 7 Lega, 8 Forza Italia).


Il Pd, ad esempio, rischierebbe di mancare l'obiettivo minimo di confermare le dimensioni della propria delegazione a Strasburgo, dove gli eletti 5 anni fa erano stati 19 (ora, al netto delle uscite, in squadra sono rimasti in 15). Mentre è quasi certo che i 5 stelle non riusciranno a riportare in Europa i 14 eurodeputati del 2019, ormai rimasti tristemente in 5.

Giuseppe Conte sa bene che il 16% attribuito ora dai sondaggi è tutto da verificare, visto che storicamente alle Europee il Movimento è sempre andato peggio rispetto alle Politiche. Anche nel 2019, nel momento di maggior forza, quando Conte era a Palazzo Chigi, di fatto dimezzò i consensi ottenuti l'anno precedente. Dunque, è il M5s, ancor più del Pd, che potrebbe risultare penalizzato da una buona affermazione di Verdi e Sinistra, in particolare al Sud e nelle Isole, dove i pentastellati puntano a fare il loro miglior risultato e dove potrebbero, invece, soffrire la concorrenza del trio Lucano-Orlando-Salis. Non a caso, Conte inaugura la sua campagna elettorale in Puglia, partendo da Lecce e passando per Bari, dove torna per la terza volta in meno di un mese, dopo lo strappo sulle primarie per il sindaco, l'uscita dalla giunta Emiliano e l'attacco al Pd sulla questione morale. Domenica concluderà il tour nella "sua" San Giovanni Rotondo, forse per affidarsi a Padre Pio. Altro che sondaggi.

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