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Il calvario di Osvaldo: “Mi drogo e bevo per battere la depressione”

6 mesi fa 6
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Con tutto l’estro alternativo che Osvaldo ha sparso lungo l’intera carriera e oltre era facile immaginarselo in una vita tra palco e realtà. Lui attaccante in pensione, voce del country argentino dei «Barrio Viejo» che cantano «Desorden» in un’Argentina instabile. Lo abbiamo visto sulla pista di «Ballando con le stelle» e lo ritroviamo in una stanza buia, senza musica, con la maglia di Maradona, «Mi capitan» e i suoi stessi problemi: «Lotto contro una depressione molto forte, mi ha fatto cadere in tante dipendenze, alcol e droga».

Confessa che la vita gli sfugge e che non riesce a fare nulla di produttivo, sta chiuso in casa, certi giorni non gli viene voglia di lavarsi: «Per rabbia cado nell’autodistruzione e questo danneggia anche la gente che mi sta intorno», pare finita anche la relazione con la figlia di Maradona, Giannina. Insieme a lei le ultime foto da «hippie fuori tempo» o «Johnny Depp del calcio», alcuni dei soprannomi trovati quando girava per le squadre italiane con la bombetta, le lenti colorate, i pellicciotti regalati dai tifosi. Uno dei primi a usare la parola «risultatista», per un calcio che ora lo annoia perché «non si diverte nessuno». Ha lasciato lo sport nel 2016 e dopo una breve comparsata al Banfield, la squadra in cui ha iniziato, il saluto definitivo al campo quando il Covid ha fermato il tempo.

Calcio, la confessione di Osvaldo: "Soffro di depressione, vivo chiuso in casa"

Nel video, postato su Instagram, cerca sostegno, spiega di aver capito che solo comunicando il suo stato d’animo alla gente può venirne fuori ed è qui che succede qualcosa di inaspettato.

Dici Osvaldo e ti viene in mente uno eccessivo che non ha gestito a dovere il talento, un italo argentino che ha scelto di giocare in azzurro e non è riuscito a lasciarci un segno, a trovare spazio in un grande torneo. Se fosse ora nel meglio dei suoi anni avrebbe la convocazione in tasca. Ma la sua richiesta, «voglio la gente sappia che cosa sto passando», innesca una storia inaspettata, che non è nemmeno la sua. I prevedibili messaggi di chi lo accusa di aver buttato la fortuna sono sommersi da quelli che iniziano con un lamento del tipo «ci siamo lasciati male», «con noi non hai combinato nulla», «non eri mai in forma», ma poi arriva il ricordo ed è sempre struggente. La volta in cui hai portato la Fiorentina in Champions, la volta in cui hai zittito il San paolo (allora non stadio Maradona), la volta in cui hai segnato in rovesciata, se solo ci fosse stata la var. Perché la rete non gliela hanno convalidata. Il bacio all’anello in maglia bianconera dopo l’unico gol segnato in quel campionato, però contro la Roma, da ex, all’avversaria diretta. Nessuno ne aveva memoria eppure in tantissimi hanno un’immagine di lui. E non è in pelliccia.

Nel video dice di aver perso l’autostima, nei social ne trova a pacchi. Certo, deve selezionare. Atalanta, Lecce, Fiorentina, Bologna, Roma, Juventus, Inter, ha abitato la serie A, seminato liti, in nerazzurro è pure finito fuori rosa per una rissa con Icardi. Ha parlato degli amori, quattro figli da tre donne diverse, strappato qualche ovvietà, «Al Boca mi hanno tagliato il contratto per una sigaretta nello spogliatoio, mi fossi nascosto dietro l’armadietto sarebbe andata bene. Che ipocrisia». Uno così te lo figuri in una festa costante, al massimo sul divano sfinito da troppi concerti, non a grattarsi le mani mentre racconta che nemmeno le cure psichiatriche lo tirano su. E invece sta lì e chiede aiuto con addosso la faccia di uno che non lo avrebbe fatto mai.

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