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Al vertice di ieri a Palazzo Chigi, assicurano, il tema non è stato affrontato. Nonostante l’argomento in cima all’agenda fosse proprio la sanità. In ogni caso, un orientamento in queste ore nell’esecutivo è già emerso: di fronte alla legge toscana sul fine vita, varata due giorni fa tra le proteste del centrodestra e dei vescovi, il governo non intende restare immobile. E prepara la mossa che nelle scorse ore era stata caldeggiata da più parti, dentro la maggioranza: il ricorso alla Corte costituzionale.
«Impugneremo», è la conferma che arriva a sera da fonti di governo interpellate sul testo toscano, «quando sarà pubblicato sul bollettino ufficiale della Regione». La legge è la prima norma regionale a definire procedure e tempi certi per l’accesso al suicidio assistito dopo che la sentenza della Consulta del 2019 su dj Fabo lo ha riconosciuto – a certe condizioni – come un diritto del malato. E il ricorso non è un fulmine a ciel sereno: poco meno di un anno fa, infatti, Palazzo Chigi aveva impugnato al Tar la direttiva firmata dall’ex governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, con lo stesso obiettivo della norma toscana. «L’abbiamo fatto per l’Emilia, non si capisce perché non dovremmo farlo per la Toscana», suggerisce chi caldeggia l’impugnazione.
I TEMPI
La mossa, in ogni caso, potrebbe non essere immediata. L’iter prevede che la proposta del ricorso debba essere portata in Cdm dal ministero degli Affari Regionali, guidato dal leghista Roberto Calderoli, di concerto con gli altri dicasteri competenti: in questo caso, quello della Salute. Per farlo, il governo ha sessanta giorni di tempo a partire dalla promulgazione della legge regionale. Che ancora non è avvenuta. Questione di un paio di giorni, ha assicurato ieri il governatore toscano Eugenio Giani, deciso a procedere con i piedi di piombo nell’attuazione del testo «vista la delicatezza della situazione» e considerato proprio l’alto rischio di ricorso.
E poi vanno fatte tutte le valutazioni tecniche del caso. Con gli uffici legislativi che, come di consueto, saranno chiamati a redigere un approfondimento dei motivi per cui il governo ritiene che la norma sia da dichiarare incostituzionale. «Le impugnative non si fanno in televisione ma in Consiglio dei ministri», ricordava ieri il titolare di Affari europei e Pnrr Tommaso Foti, interpellato sul tema. «E dobbiamo vedere se quanto pensiamo sarà confermato dagli uffici competenti: ricorrere davanti alla Corte costituzionale non è una decisione politica ma si basa su un fondamento tecnico». Stessa linea da parte di Forza Italia: «La legge – avverte il portavoce nazionale Raffaele Nevi – dovrà essere valutata in base alla Costituzione».
E pazienza se per una decisione in proposito potrebbe volerci anche un
anno. Chi ha cominciato a studiare la questione individua soprattutto un aspetto su cui fondare il ricorso. Non tanto il contenuto della legge in sé, che richiama i paletti fissati dalla Consulta nel 2019 per il suicidio assistito (e dunque, sono convinti i proponenti, non introduce un nuovo diritto ma fissa tempi e procedure locali per accedere a un diritto già riconosciuto a livello nazionale). No: il grimaldello per scardinare il provvedimento della Toscana sarebbe piuttosto il profilo della competenza. Ossia: se il fine vita è una prestazione che – a certe condizioni – deve essere garantita dal sistema sanitario nazionale, i tempi e i modi per accedervi vanno fissati con i Lea, i livelli essenziali di assistenza. La cui definizione spetta, come competenza esclusiva, allo Stato.
Contestazioni che nei prossimi giorni saranno ulteriormente approfondite e delineate. Ma che l’associazione Luca Coscioni, autrice del testo base poi emendato dalla Regione, è convinta di poter arginare, in sede di un eventuale discussione sul ricorso. «La normativa nazionale esiste già ed è una sentenza della corte costituzionale. La nostra legge regionale si limita a definire le procedure di attuazione», avverte Marco Cappato. Che ricorda: «La gestione della sanità è materia concorrente».
LO SPRINT
Aspetti su cui insiste anche Giani. «Non siamo andati oltre quello che ha prescritto la Corte costituzionale», ribadisce il governatore, garantendo che la Toscana non sarà la Svizzera d’Italia. Quel che pare probabile è che la Toscana non resterà sola a lungo. Perché mentre in Veneto il doge leghista Luca Zaia annuncia un regolamento sul tema, ora sul fine vita accelera anche la Sardegna a trazione M5S. Dove una proposta di legge giace in commissione (a guida Pd, viene fatto notare) dallo scorso novembre. Il sospetto degli stellati è che i lavori siano andati a rilento per permettere alla Toscana di arrivare prima, così da intestare il successo ai dem. Al netto dei rallentamenti, i 5S ora sono tornati in pressing per la calendarizzazione, e l’iter – promettono – riprenderà. «Puntiamo a essere la seconda regione con una legge sul suicidio assistito», spiegano dalla giunta di Alessandra Todde. Sempre che non arrivi prima il ricorso del governo.