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Il monito di Biden a Trump contro l'odio e l'abuso di potere

9 ore fa 1
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    "Abbiamo l'obbligo di non dare all'odio alcun porto sicuro e di opporci... al più grande peccato di tutti, l'abuso di potere": è il monito lanciato da Joe Biden nel suo elogio funebre nei solenni funerali di stato dell'ex presidente democratico Jimmy Carter nella Washington National Cathedral, dove è stata eseguita la fortemente simbolica 'Imagine' di John Lennon. Chiusa anche Wall Street per lutto nazionale.

    Un passaggio che è risuonato come una frecciata a Donald Trump, in seconda fila con Melania insieme ai Clinton, ai Bush e a Barack Obama, con cui ha scambiato una lunga conversazione.

    Giallo invece sull'assenza di Michelle, pare rimasta alle Hawaii - dove la famiglia trascorre le vacanze natalizie - per non meglio precisati "impegni confliggenti". Ma i maligni insinuano che sia perché avrebbe dovuto sedersi accanto all'odiato tycoon in un posto poi occupato dal marito. Presenti anche il segretario generale dell'Onu António Guterres, il principe Edoardo, duca di Edimburgo, e il premier canadese Justin Trudeau.

    Era dai funerali di George H.W. Bush nel dicembre 2018 che tutti i cinque membri viventi del cosiddetto 'club dei presidenti' non si ritrovavano insieme. Un po' come osservare le pagine di un libro di storia americana sfogliate dal vento. Ogni volta che un ex presidente prendeva posto, la nazione viaggiava indietro nel tempo: 28 anni di presidenza Usa in mostra, tra capelli più grigi e rughe più profonde. A parte Melania, rimasta immobile come una statua per tutta la cerimonia nel suo cappotto nero di Valentino. Trump ha stretto la mano ad Al Gore e al suo ex vice Mike Pence - che aveva lasciato in balia degli assalitori del Capitol per essersi rifiutato di non certificare la vittoria di Biden - ma non alla sua rivale alle ultime elezioni, la vicepresidente Kamala Harris, seduta in prima fila col marito e con i Biden. Due ore di gelo e imbarazzo tra i presidenti, le cui relazioni sono viziate da rivalità e gelosie del passato. Senza contare che nessuno di loro ha avuto un buon rapporto con il 39mo presidente, a parte lo storico amico Joe, che con lui condivide lo stesso destino di un solo mandato.

    Basti pensare che recentemente Trump ha detto che Carter era "una bella persona" ma "un terribile presidente", sconfitto per aver ceduto il Canale di Panama.

    Invece il premio Nobel per la Pace Jimmy Carter, morto a 100 anni nella sua piccola Plains in Georgia, è stato rivalutato in modo più lusinghiero dagli storici, anche per il ruolo svolto dopo aver lasciato la Casa Bianca nel 1981. Biden ne ha elogiato "la forza del carattere, che è più del titolo o del potere che deteniamo", e la sua capacità di vedere in anticipo le sfide future: "Un battista bianco del sud che ha guidato il movimento per i diritti civili, un decorato veterano della marina che ha mediato la pace, un brillante ingegnere nucleare che si è battuto per la non proliferazione nucleare, un instancabile agricoltore che ha promosso la conservazione e l'energia pulita, il presidente che ha ridefinito il rapporto con il vicepresidente". E ha ricordato come abbia saputo trasformare la post presidenza in un efficace strumento al servizio di cause nobili.

    Commoventi i tributi di Jason Carter, uno dei nipoti intervenuti per ricordarlo, e di Steve Ford, il figlio di Gerald Ford, il defunto presidente repubblicano che sconfisse nel 1976 ma di cui divenne caro amico, tanto che i due si promisero di parlare l'uno al funerale dell'altro. Ford, morto prima, non ha potuto farlo, ma ha lasciato un elogio scritto, letto oggi dal figlio davanti alla bara di Carter avvolta nel tricolore americano. La sepoltura sarà nella sua Plains. 
   

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