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C’è un elemento di realtà del quale chiunque governi un Paese europeo deve prendere atto, e prima lo fa e meglio è: il conflitto con la magistratura in materia di politica dell’immigrazione non è un problema solo italiano. È vero, sinora gli unici giudici che hanno usato la normativa europea e la sentenza della Corte di Giustizia Ue del 4 ottobre per scardinare la politica nazionale dell’immigrazione sono quelli di casa nostra. È andata così per ragioni geografiche e “attitudine” dei magistrati: la sezione immigrazione del tribunale di Palermo, prima a invocare quella sentenza, si è mossa il 10 ottobre, rifiutandosi di convalidare i provvedimenti di trattenimento emessi dal questore di Agrigento per cinque tunisini. In meno di una settimana, una sentenza europea scritta in francese e riguardante la Repubblica Ceca e un cittadino della Moldavia è stata letta, interpretata e adattata alla situazione nazionale da un tribunale italiano, a conferma che certe volte (ma solo in certe) la giustizia nostrana riesce a correre velocissima. (...)
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