Il banco di prova del rapporto Draghi è questo. Se una fusione tra Commerzbank e Unicredit sarà davvero impedita, potremo dire addio al sogno che l'Europa diventi più coesa, e rafforzandosi possa meglio competere nel mondo con Stati Uniti e Cina.
Non è soltanto questione di banche; e il sistema bancario europeo si potrebbe irrobustire, in teoria, anche con differenti aggregazioni. Ma per l'appunto se una operazione così, gradita tanto alle istituzioni europee quanto alle Borse, e inoltre favorita dagli analisti finanziari, può essere bloccata solo per difendere orticelli e recinti di potere nazionali, allora che senso ha sostenere che si vuole unire l’Europa?
Per noi italiani, la vicenda ricorda stranamente le resistenze alle fusioni che hanno reso più forti le nostre aziende di credito negli anni ’90 e Duemila. Le resistenze in Germania oggi sono simili a quelle delle province italiane secondo cui “una banca più vicina al territorio” poteva meglio prendersi cura delle aziende locali.
I risultati li vedemmo negli anni successivi: le grandi banche uscite dalle fusioni sono andate benissimo, come Unicredit appunto, e quelle rimaste legate ai “territori” sono rimaste nel pantano dei loro intrecci di clientele, spesso finendo male come le venete o sopravvivendo per lungo tempo a fatica come il Monte dei Paschi.
E perché mai un consiglio di amministrazione dove alcuni dei componenti parlano italiano dovrebbe negare i crediti al “Mittelstand” (le validissime medie imprese della Germania, più robuste e meglio attrezzate delle nostre)? Piuttosto, sono stati finora i troppi intrecci di potere, anche con la politica, a tenere costantemente bassa la redditività delle banche tedesche. E la Commerzbank, 15 anni fa salvata dallo Stato, era allora la seconda banca tedesca, mentre adesso non lo è più, ha stentato per un decennio fino a che gli alti tassi non l’hanno salvata, e ha tuttora una redditività inferiore sia a Unicredit sia alla sua consociata bavarese Hvb. Il potere conta più delle idee, se il cristiano-democratico Friedrich Merz, probabile cancelliere nella prossima legislatura, nonostante le sue continue professioni di liberismo affermi ora di temere “un disastro per il sistema bancario tedesco” da una operazione che sarebbe realizzata per vie di mercato e, come si è visto, ai mercati sembra piacere.
Gli ostacoli all’Europa individuati da Draghi e da Enrico Letta nei loro rapporti stanno appunto lì, in posizioni di potere (politico o industriale) difese a dispetto di ogni logica economica e dell’interesse dei cittadini.
Come italiani abbiamo però il dovere di porci una domanda in più. Come mai le operazioni oltre confine delle nostre imprese sono così vulnerabili? Come mai, insomma, quando gli italiani entrano in campo è così facile – anche nel caso di una azienda solida come Unicredit – sollevare sospetti di insufficiente competenza, arretratezza tecnologica, cedevolezza a influenze esterne, se non addirittura di bilanci occultamente fragili? Chi vuol essere “patriota” dovrebbe innanzitutto chiedersi questo.