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Ilaria Alpi, 30 anni dopo 'continua la battaglia per la verità'

9 mesi fa 29
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È domenica 20 marzo 1994, esattamente 30 anni fa, quando Ilaria Alpi viene uccisa a Mogadiscio insieme con il suo operatore Miran Hrovatin: inviati dal Tg3 per documentare la guerra civile somala, vengono freddati nella zona nord della città mentre lavorano a un'inchiesta sui traffici illeciti di armi e rifiuti tossici tra la Somalia e l'Italia.

Dopo una lunga e controversa vicenda, che ha coinvolto commissioni parlamentari, presunti tentativi di depistaggio, incarcerazioni, assoluzioni e richieste d'archiviazione, "la battaglia per la verità va avanti". È il senso dell'iniziativa organizzata alla Camera da Walter Verini, capogruppo del Partito Democratico in commissione Antimafia, con Mariangela Graimer, portavoce del cartello Noi non archiviamo; Vittorio Di Trapani, presidente Fnsi; Daniele Macheda, segretario Usigrai; Guido D'Ubaldo, presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio; Beppe Giulietti e Giulio Vasaturo, presidente e avvocato di Articolo 21.

"Abbiamo chiesto e ottenuto la disponibilità a un incontro dal procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi - annuncia Verini - per fornire tutti i tasselli utili, anzi necessari per sostanziare la richiesta di non archiviare la vicenda: ci sono gli elementi per raggiungere la verità e la giustizia. E la coincidenza dell'approvazione, qualche giorno fa, da parte del Parlamento europeo, di un atto che tutela il servizio pubblico e il giornalismo di inchiesta, è un modo per onorare la memoria di Ilaria e di tutti i giornalisti, da Daphne Caruana Galizia a Anna Politkovskaja, che in questa missione hanno perso la vita".

Tra le tante iniziative, da Trieste a Napoli a Latina, da Ronchi dei Legionari a Parma, dedicati al trentennale dell'omicidio Alpi-Hrovatin, domani al liceo Tito Lucrezio Caro di Roma sarà presentato un murales dedicato a Ilaria - che lì si diplomò nel 1980 - e a Miran, con una giornata di approfondimento e incontro con gli studenti e la partecipazione di don Luigi Ciotti. "È un dovere portare sulle spalle la vicenda Alpi-Hrovatin - sottolinea Giulietti - e per questo è fondamentale il coinvolgimento degli studenti. Se se ne parla ancora dopo trent'anni, è proprio per la passione di popolo che ha sempre accompagnato questa battaglia".

Graimer cita il "capro espiatorio" Hashi Omar Hassan, il cittadino somalo condannato fino in Cassazione per l'omicidio di Alpi e Hrovatin, poi assolto - dopo un successivo ricordo - dopo sedici anni di detenzione e ucciso nel 2022 da una bomba. "Siamo in grado di fornire alla procura i pezzi mancanti, se non ci bloccano anche questa volta", promette.
   

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