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Immigrati irregolari. «Con 250 euro vai in Francia»: così la rete dei «facilitatori» caricava sui bus a Lampugnano le persone dirette all'estero

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Il 30 settembre 2022, alle tre di notte, la polizia svizzera ferma il bus di una compagnia di linea al traforo del Gran San Bernardo. Era partito da Milano, con destinazione Parigi. A bordo ci sono quattordici passeggeri irregolari, di cui tredici privi di passaporto o di un qualsiasi documento di identità. Solo uno di loro, in possesso di un documento ma senza requisiti per l’espatrio, risulta sulla lista passeggeri. Gli altri sono tutti fantasmi.

I facilitatori

È il primo viaggio intercettato dalla polizia di frontiera, l’ultimo avviene il 3 gennaio 2024. La rete di presunti trafficanti di migranti è stata smantellata dalla polizia di Stato e dalla polizia locale di Milano: sette gli arresti in carcere per favoreggiamento dell’immigrazione illegale, una sessantina gli indagati dalla Procura di Milano, al centro degli affari la stazione dei bus di Lampugnano, meta per molti stranieri che entrano irregolarmente in Italia e poi cercano di spostarsi in altri Paesi europei «approfittando del regime di libera circolazione nello spazio di Schengen». In base alle accuse, gli indagati avrebbero fornito biglietti con falsi documenti ai migranti per consentire loro di muoversi verso la Francia e la Svizzera. Un viaggio illegale dal costo contenuto, realizzato con la «complicità» di autisti corrotti o minacciati. L’immigrato pagava 250 euro ai cosiddetti «facilitatori» e la stessa cifra agli autisti degli autobus di linea internazionale su cui viaggiavano. E chi si rifiutava di prenderli a bordo e di accompagnarli da Lampugnano ai valichi di frontiera subiva aggressioni fisiche e intimidazioni. La stazione dei bus era meta di gruppi di migranti irregolari, genitori con bambini piccoli e tanti minori. Come Gerald, che nella sua deposizione rivela agli inquirenti quanto la rete fosse articolata: «L’esistenza dell’autostazione gli era stata già comunicata quando si trovava ancora sulle coste tunisine. Gli era stato poi confermato, quando si trovava nell’hotspot di Isola di Capo Rizzuto dove era stato collocato, che da Lampugnano, grazie ad alcuni connazionali, gli sarebbe stato possibile giungere in un Paese del nord Europa», riportano gli atti. E così avviene: il ragazzino si presenta all’imbarco, paga e viene caricato sul bus benché sprovvisto di documenti.

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L’accordo

E tanti altri come lui. Le indagini della procura di Milano su un presunto traffico di migranti hanno messo in luce un numero «impressionante» di stranieri irregolari aiutati a varcare, in modo illecito, i confini italiani. «Sono arrivato in Italia il 13 marzo via mare e una volta giunto a terra mi sono recato a Milano per raggiungere la Francia. Una volta giunto presso la stazione dei bus di Milano Lampugnano incontravo uno straniero al quale chiedevo come raggiungere la Francia; gli dicevo che non avevo i documenti e lui mi riferiva che non era un problema perché non ci sarebbero stati controlli riferendomi altresì che avrebbe provveduto ad aiutarmi», è la testimonianza di un giovane. «Consegnavo quindi la somma di euro 220 per pagare il biglietto allo straniero. Una volta consegnati i soldi attendevo seduto all’interno della biglietteria, fin quando alle ore 23,30 mi raggiungeva e mi diceva di seguirlo che era arrivato il bus. Mi accorgevo che lo straniero, dopo aver parlato con l’autista, ci faceva cenno di salire a bordo senza che però lo stesso ci controllasse i documenti e il biglietto», si legge a verbale.

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Insurrezioni

Tra i sette destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere figurano anche due autisti, gli inquirenti hanno acquisito dalle società BlaBlaCar e Flixibus (non coinvolte nelle indagini), che svolgono servizio da Lampugnano su tratte internazionali, documenti per arrivare alle identificazioni di altri conducenti. Per alcuni autisti, la singolarità di un’azione ha portato il giudice a non emettere nessuna misura cautelare. Secondo il gip Fabrizio Filice, «non può non riconoscersi che essi si siano trovati in una situazione estremamente difficile da gestire, in quanto il rigoroso controllo non solo dei titoli di viaggio ma anche, e soprattutto, dei titoli abilitanti lo spostamento nell’area Schengen, che pure è previsto dalle loro mansioni contrattuali, si è rivelata un’attività che li espone a situazioni estremamente problematiche». Perché si sono trovati, da soli, «a dover fronteggiare vere e proprie insurrezioni a seguito del diniego di effettuare il trasporto, sia da parte degli stranieri irregolari, spesso in gruppo o in famiglia, sia da parte dei favoreggiatori».

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