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In Italia il 41% di acqua si perde per colpa delle infrastrutture inadeguate. Ci sono ancora 40 comuni senza servizio di fognatura

9 mesi fa 10
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Il patrimonio idrico italiano è tra i più ricchi di Europa. Ma nonostante questo, l’infrastruttura idrica è in crisi e causa la perdita in media del 41% di acqua . Com’è possibile? Non è solo una conseguenza del cambiamento climatico – meno precipitazioni, che alzano le temperature – ma c’entra proprio la vulnerabilità dell’infrastruttura idrica italiana. Lo dimostra l’ultimo studio di Arthur D. Little sul patrimonio idrico, che restituisce l’analisi di un’Italia poco interconnessa, poco digitalizzata, molto soggetta a perdite. Bisognosa di investimenti, insomma, sia per riparare e rinnovare gli asset già presenti, sia per realizzarne di nuovi (come i famosi invasi, a cui ci si appella nei momenti di siccità).

La voragine di perdite di acqua
La situazione più critica è nel Centro-Sud della Penisola. Soprattutto in queste Regioni, investire sull’infrastruttura idrica non è un aspetto superfluo, ma è indispensabile: la vetustità degli impianti determina la perdita del 41% di acqua come media nazionale con un picco nel Centro-Sud del 49%, stando ai dati del 2021. Quell’anno il servizio di erogazione idrica è stato interrotto in media 60 volte, di cui 0,8 ore al Nord-ovest e 214 ore nel resto della Penisola e nelle isole.

E ancora, circa il 2,2% degli italiani risiede in comuni del tutto privi di servizi di depurazione (ben 296) e in 40 comuni non è presente il servizio di fognatura (di cui è privato lo 0,7% della popolazione).

Acqua potabile, piovana, desalinizzata: troppo poca?
Le fonti di prelievo dei tre settori di cui si è parlato prima sono le stesse: fiumi, laghi, pozzi, sorgenti, invasi e serbatoi. Non avrebbe senso separarle, d’altronde l’acqua depurata usata per le industrie e l’irrigazione rappresenta il 2% del totale, e la desalinizzata lo 0,04% dei prelievi.

Dovrebbe far riflettere però la percentuale di acqua piovana trattenuta, che è pari solo al 2% del totale dei prelievi annuali. Eppure proprio gli invasi sono cruciali per far fronte al cambiamento climatico e alla conseguente siccità. Anche perché consentirebbe di ridurre i prelievi da acque sotterranee (falde) e superficiali (fiumi e laghi).

Gli scenari
Come si risolve? Bilanciando fonti e impieghi. Uno scenario che emerge da uno studio condotto da Arthur D. Little sul patrimonio idrico italiano, che ha cercato di individuare 7 iniziative concrete per garantire un cambio di passo nella gestione del servizio idrico. Che passano tutte da un’unica strada: la necessità di un importante piano di interventi che massimizzino i benefici, e la semplificazione della gestione della risorsa. Bisogna partire da qui per rivoluzionare il patrimonio idrico e, forse, salvaguardarsi dalla siccità.

1. Tutelare la morosità per attrarre gli operatori industriali nel Centro-Sud Italia

2. Allentare il cap tariffario e restituire ai gestori una più ampia capacità di investimento

3. Rafforzare le strutture centrali a supporto degli Enti locali

4. Trasferire le gestioni a un gestore unico, tramite incentivi per i comuni e lo stesso gestore unico

5. Favorire la creazione di società miste pubblico-private, stimolando quelle prettamente private

6. Rafforzare la capacità gestionale e finanziaria del Servizio Idrico Integrato (Sii) senza aprire al capitale privato. Come? Promuovendo lo strumento del Project financing

7. Ampliare il ruolo del Servizio Idrico Integrato a nuove fasi della filiera idrica (come il comparto industriale e irriguo), per un approccio integrato al ciclo dell’acqua in senso più ampio

Obiettivi sfidanti, considerando che il ciclo dell’acqua in Italia si divide in tre comparti distinti, a cui fanno riferimento altrettanti settori. L’irrigazione consuma il 56% della disponibilità idrica totale italiana. Il settore civile (che comprende l’acqua potabile) è beneficiario del 31%, mentre a quello industriale è destinato il 13%. Siccome l’acqua potabile viene utilizzata anche in minima parte dalle industrie, a maggior ragione è importante insistere sulle interconnessioni tra i vari attori.

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