ARTICLE AD BOX
"Sul mio corpo decido io", "Vergogna, vergogna". Con questi slogan anni Settanta un gruppo di studentesse provenienti da diverse parti d’Italia con il movimento transfemminista Aracne ha impedito alla ministra della Famiglia e delle Pari Opportunità, Eugenia Roccella, di parlare dal palco degli Stati generali della natalità all'Auditorium della Conciliazione di Roma. L'inizio dell'evento è stato rimandato per consentire alle contestatrici di dire la loro.
L'organizzatore dell'evento, Gigi De Paolo, ha invitato una di loro sul palco dove ha letto un volantino rivendicando parole come "educazione sesso-affettiva, parole - ha detto - che non hanno avuto ascolto da nessun ministro". E poi ha aggiunto: "Sui nostri corpi, decidiamo noi. L'attuale governo decide di convocare questo convegno mentre nessuno del governo, in un anno, ha risposte alle nostre richieste. Non ci stiamo alla triade Dio-padre-famiglia". A poco è valsa le puntualizzazione di De Palo sul fatto che "l'evento è convocato da una Fondazione e non dal governo": quando la ragazza ha terminato di leggere il volantino ed è scesa sul palco, la ministra Roccella ha provato di nuovo a pronunciare il suo intervento ma a quel punto sono ripresi i "vergogna, vergogna" dei giovani. La ministra allora, è andata via.
Nel giro di qualche minuto è stata la stessa Roccella a denunciare l'accaduto con un post su Facebook in cui chiama in causa i paladini della libertà di parola. "Sono certa che la segretaria del Pd Elly Schlein, tutta la sinistra, gli intellettuali Antonio Scurati, Roberto Saviano, Nicola Lagioia, Chiara Valerio, ecc., la "grande stampa" e la "stampa militante" che abbiamo visto in queste ore mobilitata in altre sedi, avranno parole inequivocabili di solidarietà nei miei confronti dopo l'atto di censura che questa mattina mi ha impedito di parlare agli Stati generali organizzati dalla Fondazione per la Natalità per svolgere il mio intervento e anche per rispondere ai contestatori-censori e interloquire con loro". "Sono certa", ha concluso la ministra per la Famiglia, "che i podisti della libertà e della democrazia non si faranno sfuggire questa occasione per dimostrare che l'evocazione del fascismo che non c'è", alla quale abbiamo assistito in queste settimane, non era solo una sceneggiata politica pronta a svanire di fronte alle censure vere".