La vincitrice del Premio Nobel per la pace, l'attivista in carcere a Teheran Narges Mohammadi, ha definito "illegali" le elezioni presidenziali anticipate che si terranno il 28 giugno in Iran. La sua denuncia arriva pochi giorni dopo che un tribunale l'ha condannata a un altro anno di prigione per aver invitato al boicottaggio delle parlamentari di marzo.
«Non parteciperò alle elezioni illegali del governo dell'oppressiva e illegittima Repubblica islamica», sono le parole di Mohammadi trasmesse dalla sua famiglia. «Come possono da una parte impugnare la spada, la forca, le armi e le carceri contro il popolo e dall'altra l'urna elettorale e chiamarle falsamente elezioni?», si chiede l'attivista 52enne, il cui marito e i due figli sono esuli in Francia.
La Nobel per la pace ha affermato che l'obiettivo delle elezioni è «consolidare il potere e la tirannia di un regime che crede nella repressione, nel terrore e nella violenza per rimanere al potere». «Queste elezioni non daranno legittimità alla Repubblica islamica», ha aggiunto. Mohammadi è stata condannata sei volte dal 2021 a un totale di 13 anni e tre mesi di carcere e 154 frustate. L'ultima sentenza è stata emessa martedì, quando è stata condannata a un altro anno per aver chiesto, tra le altre accuse, il boicottaggio delle elezioni parlamentari di marzo, vinte dagli ultraconservatori ma sullo sfondo della più bassa affluenza (41%) della storia della Repubblica islamica.
Sono sei i candidati in lizza per la presidenza del Paese, tra cui il favorito Mohamad Baqer Ghalibaf, presidente del Parlamento, l'ultra conservatore Saeed Jalili e il riformista Masoud Pezeshkian.