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Mosca piomba nel terrore e torna a vivere l'incubo del terrorismo, riportando alla memoria la lunga scia di attentati che, a partire dalla fine degli anni '90, hanno sconvolto la Federazione russa. Ieri sera un gruppo di milliziani dell'Isis-K, armati di kalashnikov e in tenuta mimetica, ha fatto irruzione in una sala da concerti nel nord-ovest della capitale aprendo il fuoco senza pietà sugli spettatori: oltre 60 morti e 150 feriti. Lo scorso 7 marzo l'ambasciata americana a Mosca aveva messo in guardia i propri cittadini per possibili attentati terroristici nelle 48 ore successive, specie ad eventi affollati come concerti musicali. L'allarme era stato lanciato dopo che, il giorno prima, i servizi di sicurezza interni (Fsb) avevano detto di aver sventato un attacco con armi da fuoco contro i fedeli di una sinagoga nella capitale. L'intelligence russa aveva precisato che l'attentato era stato pianificato da una cellula del Wilayat Khorasan, la branca afghana dell'Isis, apparsa per la prima volta nel 2014, che si pone come obiettivo la fondazione di un nuovo califfato che riunisca vari Paesi asiatici, tra cui l'Afghanistan, il Pakistan, l'Iran ma anche alcune ex repubbliche sovietiche, come il Turkmenistan, il Tagikistan e l'Uzbekistan. Ma ora lo scenario è stato del tutto sconvolto. Quali sono i motivi della strage? Cosa potrebbe cambiare nella guerra in Ucraina? Quale è la storia delle relazioni e dei conflitti tra Mosca e l'Isis?