ARTICLE AD BOX
Accordo fatto. Ita e Lufthansa sono pronte a decollare. Dopo lo strappo dei tedeschi che ha rischiato di far naufragare l’intesa per una manciata di milioni, le parti hanno riallacciato i fili dell’accordo siglato nel 2023. Grazie anche al lavoro diplomatico svolto da Marcello Sala, capo dipartimento economia del Mef - responsabile delle partecipate del Tesoro - con l’amministratore delegato di Lufthansa, Carsten Spohr.
D’altra parte era stata proprio la società tedesca a mettere tutto in discussione lo scorso 4 novembre chiedendo al ministero uno sconto sull’investimento complessivo che si era impegnata a sostenere per Ita. Una pretesa che aveva spinto il Mef a ritirare la propria firma dal documento sugli impegni in favore della concorrenza che la Commissione europea ha imposto prima di autorizzare la fusione tra Ita e Lufthansa. Di fronte alla durezza italiana, pronta a far saltare il banco piuttosto che a svendere Ita, Lufthansa ha fatto marcia indietro rinunciando allo sconto. Anche perché - come osservano gli addetti ai lavori - la valutazioni ottenuta un anno e mezzo fa per Ita non rispecchia più i valori della compagnia. Se nel 2023 il destino dell’ex Alitalia era un rebus, oggi rappresenta una certezza. Anche grazie agli oltre 400 milioni di euro in cassa e a un load factor superiore al 79% senza essere parte di alcuna alleanza internazionale: il vettore è uscito da SkyTeam dopo l’intesa con Lufthansa, ma non è ancora entrato in Star Alliance. E con il Giubileo alle porte, il traffico è destinato ad aumentare. E, ancora, la valutazione al ribasso dei tedeschi era legata all’ultimo trimestre dell’anno: periodo tradizionalmente più difficile per la compagnie aeree per il calo dei voli business. Una serie di motivo per i quali Sala e suoi non avevano intenzione di scostarsi dagli 829 milioni di euro d’investimento complessivo pattuito oltre un anno fa.
Via libera, quindi, alla firma dei documenti da parte del Mef e dei tedeschi - e in precedenza dai vettori rivali EasyJet, Air France e Iag (British Airways) - che garantiscono diversi slot a Easyjet nello scalo di Linate, e i collegamenti da Fiumicino per alcune rotte negli Stati Uniti e in Canada a favore di Air France e British Airways. “Rimedi” allo schema di accordo tra Italia e Germania chiesti proprio dall’Europa per garantire la concorrenza. Una volta ricevuti i documenti con tutte le firme, quindi, l’Unione europea potrà dare il via libera all’investimento di Lufhtansa, come aumento di capitale, per acquisire il 41% di Ita.
La disputa tra il Mef e la compagnia tedesca era sorta, all’improvviso, all’inizio della scorsa settimana quando Spohr ha chiesto l’attivazione di una clausola del contratto che consente di avere uno sconto sulla seconda tranche da 325 milioni, pari al 49% del capitale di Ita. La prima quota, anch’essa del valore di 325 milioni per il 41% del vettore tricolore, non è infatti in discussione ed è già stata firmata da Lufthansa nei “remedy takers”. Sulla seconda rata Spohr avrebbe voluto risparmiare quasi 100 milioni di euro, una richiesta che per il ministero dell’Economia equivarrebbe a una svendita della società. L’azionista di Ita, però, non ha concesso alcuno sconto spiegando, invece, come le valutazioni di Berlino fossero erronee.
I tedeschi, secondo quanto emerge, avrebbero quindi rinunciato sia alla dilazione dell’acquisto del 49%, sia alla clausola di aggiustamento del prezzo. Un’intesa per suggellare un accordo negoziato per oltre due anni e messo a rischio anche dal tentativo del fondo americano Certares, che dopo aver avuto l’esclusiva a negoziare dal governo Draghi non ha completato l’operazione.