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C'è un uomo che il grande pubblico non conosce ma che è stato fondamentale per rendere Jannik Sinner lo straordinario campione di oggi. Si chiama Alex Vittur, e il tennista partito da San Candido e arrivato alla posizione numero 1 della classifica mondiale lo ha incontrato quando aveva appena 13 anni.
"Ho avuto la fortuna di incontrare a 13 anni una persona molto importante che è Alex e questa è stata la mia fortuna perché i miei genitori mi hanno detto 'noi di tennis non ne capiamo nulla' e quindi ci fidiamo di Alex", ha spiegato Sinner allo speciale 4 amici ai box di Sky.
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"Con lui ho fatto tutte le mie scelte. All'inizio le ha fatte un po' più lui perché io avendo tredici anni non sapevo nemmeno cosa fosse le racchetta quasi, ora mi sento più maturo quindi prendiamo le scelte insieme, ci confrontiamo. Anche i miei genitori qualche volte mi hanno detto 'dai, prova a fare questo, prova a fare quello', però quello che mi hanno detto è 'allenati, dai il massimo tutti i giorni e poi vediamo cosa ne esce'".
"Sono una persona molto semplice. Ho sempre cercato di trasmettere il valore che mi hanno dato i miei genitori verso altra gente. Credo che sono forte in quello che faccio, cioè il tennista, ma non sono una persona che cambia il mondo - prosegue Sinner -. Quindi è inutile non essere umili. L'umiltà credo che sia molto importante perché vengo da una famiglia normalissima, da un paesino con duemila persone".
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Una visione del mondo che si riflette anche nei suoi idoli. "Punti di riferimento? Per me è sempre stato, e lo è ancora, il mio papà perché lavorava tantissimo. Andava via il mattino e tornava dopo di me a casa. Però arrivava ed era sempre felice di essere con la famiglia o di giocare a tennis con me, nonostante dopo 10 ore di lavoro capisco che puoi non avere voglia. Ma lo faceva per amore. Per me è sempre stato il mio riferimento".
Mamma Siglinde è "uguale. Tornava a casa e doveva mettere a posto gli appartamenti (gestiva una casa vacanze, ndr) e poi casa nostra. C'era tanto amore e non ti accorgevi mai che per loro era stata una brutta giornata, li vedevi sempre felici. Poi magari avevano zero voglia di andare a lavorare, ma mi davano tanta energia positiva. Certo, mi piacerebbe conoscere Cristiano Ronaldo, LeBron James e tanti altri sportivi, ma una parte molto importante me l'hanno data i miei genitori".