Il pallone avvelenato passa dalle mani di Gasperini a quelle di Ranieri, da Palladino fino a Simone Inzaghi: la colpa è degli arbitri, in campo o al Var. Così accade che il prologo al duello tra la Juventus e l’Inter si giochi proprio sulla questione arbitrale e sui suoi effetti ora che la stagione entra nella fase senza appello. Inzaghi si mette l’elmetto, Motta gioca a 360 gradi e, alla fine, va a segno perché le sue trame finiscono per abbassare un livello di tensione fuori controllo.
“Quando si sbaglia a favore dell’Inter se ne parla per giorni, in caso contrario non ne parla nessuno. Io – racconta il tecnico nerazzurro – ho parlato dopo il derby con il Milan alla luce di quattro, cinque episodi che ci hanno danneggiato per difendere il nostro lavoro, gli altri hanno discusso per ore sul nostro gol del vantaggio con la Fiorentina per il pallone uscito su cross di Bastoni, ma subito dopo c’è stato il tocco con la mano di Darmian con rigore concesso ai viola…”. L’allenatore campione d’Italia si sente in debito tra episodi pro o contro e sceglie le ore di vigilia della sfida dello Stadium per attaccare, seppur con toni meno perentori rispetto ai colleghi che hanno dato vita a sfoghi oltre il limite in Italia o fuori confine.
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E Motta? “Chi sono per giudicare se anch’io sbaglio? Gli arbitri – sottolinea Thiago – vanno aiutati. Come? Basta simulazioni, stop al gioco violento, finiamola con le perdite di tempo: in campo vanno tre squadre, una è quella dei direttori di gara: per i tifosi, per noi stessi e per lo spettacolo diamogli una mano…”. Uno a zero e palla al centro, verrebbe da dire: parole, ma anche fatti se è vero che il tecnico bianconero si è scusato per l’espulsione subita contro il Bologna e si è limitato a dire che non c’entrava niente dopo quella contro il Toro. Toni diversi, dunque: da una parte Simone Inzaghi, dall’altra l’italobrasiliano chiamato a Torino con la missione di invertire la tendenza nel modo di pensare il calcio. Juve-Inter è già cominciata.