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L’amore moderno

6 mesi fa 7
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Cara Maria,
ti do del tu perché leggendo le tue risposte tutte le settimane sei diventata una persona familiare. E allora ti parlo di un problema di famiglia, che riguarda mia figlia, 18 anni compiuti a gennaio. Una ragazza brillante, con una mente matematica, mai un problema a scuola e nemmeno a casa. Sai quando vedi i figli adolescenti degli altri che sembrano mosche senza testa, impazzite e tu invece guardi la tua creatura e tiri un sospiro di sollievo? Ecco, questa ero io. «Che fortuna», mi dicevo, ad avere una ragazza così forte e giudiziosa da non cadere nelle sabbie mobili dell’età ingrata.

Mai parlare troppo presto. Perché da lì a poco le cose sono cambiate. E me ne sono iniziata ad accorgersi per un cambiamento estetico, per l’aver buttato il vecchio guardaroba fatto di jeans, minigonne e camicie (niente di eccessivo, ma una cura nel vestire) per adottare un nuovo look, molto figlia dei fiori. «Mamma non si comprano abiti del fast fashion che inquinano», mi diceva. Per poi alzare il tiro: «Si devono indossare solo abiti di seconda mano, anche terza, per evitare di riempire il mondo di spazzatura». Così, in quello che a me è sembrato un attimo, è diventata una ambientalista radicale. Ma non è questo il problema, la abbiamo in fondo sempre incoraggiata a prendere posizione, a battersi per le cose in cui crede.

Da quando era alle medie parlavamo del suo sogno di andare a studiare a Milano, al Politecnico, per fare ingegneria. E per lei io e suo padre immaginavamo, sognavamo, grandi cose. Con il suo talento, la sua forza di volontà, la sua testa non poteva che andare lontano. All’inizio del quarto liceo, a settembre 2023, la doccia fredda. Giorgia, il nome è di fantasia, ci dice che sta cambiando idea, che per lei una vita passata a studiare cose che non la interessano poi molto e a fare un lavoro solo per incassare lo stipendio non interessava. «Mamma, le grandi aziende sfruttano il lavoro delle persone e io non ci sto». «Mamma, non si può spendere la vita in un posto fisso. Voglio andare a studiare in un’accademia d’arte e poi vedremo».

Io e suo padre, anche se con il cuore pieno di preoccupazione, la abbiamo compresa, pensando che fosse solo un momento, una adolescenza un po’ tardiva, il modo scomposto di cercare la propria strada. Ma al momento di scegliere l’Università ha detto che aveva bisogno di una pausa. Così è partita, prima in Germania, a Berlino, poi in Francia. Sono passati da allora 4 anni e fa una vita che definirei da figlia dei fiori con un ragazzo che come lei parla di libertà, di un mondo da difendere, di modi di vivere da combattere, e che come lei vive con lavoretti saltuari. Adesso hanno pensato di fare i contadini, di lavorare la terra. «Non abbiamo bisogno di molto per vivere», mi dice. Oggi è una donna di 23 anni, e non posso costringerla a fare niente. Non vuole aiuto da noi, se non piccoli regali e io non dormo la notte pensando a che futuro avrà. Quali difficoltà dovrà affrontare. Non immaginavo per lei e per noi questa vita. La ripenso bambina piena di altri sogni, e mi chiedo cosa ho sbagliato. Cosa abbiamo sbagliato. Perché lei sta sbagliando. Scusa lo sfogo.
Una madre

Risposta

Cara “collega”, perché anche io sono una madre, e considero la maternità, in fondo, anche una professione. Da fare con cura, amore, passione, abnegazione. Ma cercando di mantenere un distacco necessario a far volare via i nostri figli, rendendoli liberi di scegliere e anche di sbagliare. So che, soprattutto oggi, questa seconda ipotesi, lo sbaglio, facciamo fatica a contemplarla. Ma uno spirito libero, una mente aperta e indipendente, una persona, capita che sbagli. E tra loro ci sono i nostri ragazzi. E comunque questo è un discorso generale non riferito alla tua storia dove non mi sembra siano stato commessi sbagli, ma solo delle scelte. Consapevole che quando si parla dei figli degli altri è tutto più semplice.

Scelte difficili da accettare, a volte, questo lo capisco, senza ipocrisia, ma necessarie. Quando si cresce si è spesso confusi su quello che si vuole veramente e in tanti si appoggiano alle scelte fatte da altri, da mamma e papà, dagli amici, da qualcuno a cui ci si riferisce e ci si fida. E questa modalità di guida ci rassicura, perché i nostri ragazzi percorrono strade già tracciate. Quando invece scelgono di percorrere sentieri inesplorati, come sta facendo tua figlia, allora ci preoccupiamo perché non ne vediamo il percorso e la fine. Ma non c’è altra scelta se non quella di fidarsi, di esserci per qualsiasi problema possa intervenire, e per incoraggiarli. Non è più una bambina, è una donna, anche se in questa società abbiamo dilatato il tempo della giovinezza, della fanciullezza anche, fino all’impossibile. Deve scegliere e deve sbagliare. Decidere cosa è meglio per la sua serenità. E capisco che in un mondo competitivo, ingiusto, faticoso, impietoso, si cerchi una formula alternativa, che ti sottragga da logiche e regole fatte per complicare l’esistenza e non per aiutarci ad affrontarla. Dedicarsi alla terra, vivere una vita fatta di cose semplici, a contatto con la natura, può essere un’opzione. Non tutti devono fare una professione, avere un lavoro fisso, l’obiettivo di accumulare ricchezza.

Non hai mai pensato di volere una vita meno complicata? Dove il tempo sia la risorsa più preziosa da gestire con un criterio diverso da quello che ci impongono le consuetudini, le “leggi” di una società capitalista basata sul profitto e sull’ingiustizia?

Qualcuno pensa che una vita diversa sia un’utopia, ma quando sei ragazzo è giusto che quel progetto ambizioso sia un sogno, un desiderio. E come cantava Cenerentola: “i sogni sono desideri chiusi in fondo al cuore...”. Tua figlia sta cercando di farli evadere.

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