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"Ci sono reazioni a ciò che è accaduto al Crocus che sollevano più interrogativi. Questo riguarda certamente i commenti di Washington, che ha affermato di non aver visto segni di un coinvolgimento degli ucraini nell'attacco terroristico". Punta subito il dito contro gli Usa e l'Ucraina, la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova.
L'attentato sanguinario alla sala da concerti Crocus City Hall alle porte di Mosca, poi rivendicato dall'Isis, è di fatto appena concluso, i soccorsi sono in corso e il bilancio delle vittime, che supererà il centinaio, è ancora agli inizi. Ma la portavoce del ministro Lavrov, di fatto sempre più "la voce" del Cremlino e attivissima in tv e sui social, intervenendo a Rossiya-24 sparge sospetti pesantissimi già venerdì sera: "Cosa spinga i funzionari di Washington a trarre conclusioni nel bel mezzo della tragedia sul mancato coinvolgimento di qualcuno è una bella domanda", insinua. "Se gli Stati Uniti o qualsiasi altro paese hanno prove affidabili a questo proposito, dovrebbero immediatamente condividerle con la parte russa. Se non ci sono tali prove, allora né la Casa Bianca né nessun altro è in grado di postulare l'innocenza di qualcuno".
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Anche dopo la rivendicazione dell'Isis e l'arresto, nella notte, di 11 sospettati di cui 4 sarebbero i terroristi coinvolti attivamente nella sanguinosa sparatoria di Mosca, la versione del Cremlino non cambia: Kiev sarebbe coinvolta nell'attentato, avendo avuto rapporti con i fondamentalisti islamici in chiave anti-russa.
Per mano dell'Occidente, l'Ucraina si è trasformata in un centro di terrorismo in Europa, ha ribadito sabatomattina la Zakharova, stavolta su Telegram. La funzionaria ha ricordato come gli Usa e "il loro ambiente politico e informativo" abbiano collegato i terroristi "che hanno sparato a persone al Crocus City Hall con le organizzazioni terroristiche vietate dell'Is (Stato Islamico)". "Ora sappiamo in quale Paese questi sanguinari bastardi hanno pianificato di nascondersi dalla persecuzione: l'Ucraina. Lo stesso Paese che, per mano dei regimi liberali occidentali, si è trasformato in dieci anni in un centro di diffusione del terrorismo in Europa, superando in estremismo anche il Kosovo".
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Il 7 marzo scorso i ministeri degli Esteri americani e inglesi (e poi anche la Farnesina) aveva messo in guardia i connazionali presenti a Mosca dal partecipare ad eventi pubblici affollati come i concerti proprio a causa del "rischio di attentato imminente" nella capitale. Un avvertimento che lo stesso presidente russo Vladimir Putin aveva bollato come "ricatto" nei confronti dei russi.