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"Una protesta vibrante ma non violenta". L'editorialista di Repubblica Massimo Giannini si collega dal Salone del Libro di Torino con David Parenzo, a L'aria che tira su La7, mette subito in chiaro la sua posizione sulle contestazioni che hanno costretto la ministra della Famiglia Eugenia Roccella a lasciare il palco degli Stati generali della Natalità.
"Le contestazioni sono sempre legittime, mi spingo a dire le proteste sono anche molto utili per sollecitare tutti i poteri a una sola condizione: che non siano violente". Quindi, suggerisce, tutto bene.
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"Il tema fondamentale è come questa politica gestisce il dissenso. La ministra Roccella è stata interrotta da un gruppo di 15, 20 studenti che erano in fondo nel loggione di un teatro enorme. Se lei avesse continuato a parlare quelle proteste non si sarebbero nemmeno sentite. Non l'ha fatto, è stata data voce a chi contestava e penso che una gestione più sana del conflitto. Se alla prima protesta uno si alza e se ne va penso che non faccia altro che alimentare un clima di conflitto". In studio la giornalista Laura Tecce, non inquadrata, gli ride in faccia in aperta polemica.
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"Vedo moltiplicarsi focolai di tensione, ma se pensiamo che l'unico modo di gestirli sia considerare fascista chi protesta e manifesta anche quando la protesta è non violenta...". E qui interviene la Tecce: "Ah, urlare contro e impedire di parlare non è violenza?". "Nessuno ha impedito di parlare a nessuno, la censura scatta quando è un potere che la esercita. In quel caso nessuno ha censurato nessuno, si tratta di una protesta e la Roccella se avesse voluto avrebbe potuto tranquillamente continuare a parlare". Colpa sua, dunque.