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L'imam di Palazzo Nuovo in tribunale ma è per un'aggressione in una moschea

3 mesi fa 3
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L'imam spunta a Palazzo di giustizia, ma non è indagato. Almeno per ora, dato che la premier Meloni ha chiesto di aprire un'indagine dopo il sermone pro Palestina che Brahim Baya ha tenuto a Palazzo Nuovo durante l'occupazione dell'università. L'intervento ha ricevuto la condanna politica da tutti i fronti politici e istituzionali, forti della convinzione che l'ateneo non sia luogo di culto.

Così da un'aula all'altra, ieri lunedì 3 giugno, l'imam si è presentato in tribunale per accompagnare due dei tre protagonisti di un’aggressione avvenuta nella moschea di cui è presidente, la Taiba di via Chivasso nel quartiere Aurora. Si è offerto di tradurre il processo a un testimone che parla solo arabo e non era in grado di capire le domande di giudice e pubblico ministero.

La vicenda è ancora molto fumosa: da un lato c'è il custode della moschea che, accompagnato dall'imam, ha denunciato lo scorso novembre un 19enne congolese per averlo aggredito procurandogli un ricovero e 40 giorni di prognosi; dall'altro c'è l'imputato che sostiene di essere stato insultato perché nero e cacciato dalla preghiera al grido di "lascia la nostra moschea" fino all'arrivo della polizia chiamata da alcuni testimoni. All'interno del luogo sacro sarebbe andata in scena una rissa, nei locali della biblioteca dove sono rimaste le tracce di sangue, e dove qualcuno avrebbe impugnato un bastone che è stato sequestrato. 

Al centro della violenza ci sarebbero le regole per accedere alla moschea "io non ricordo niente, ho denunciato solo perché non si ripeta più"  - dice al banco dei testimoni il querelante - "quando le porte sono chiuse nessuno può entrare, finita la preghiera comune tutti devono uscire". Ma restano almeno due gli aspetti da chiarire che hanno obbligato la giudice al rinvio del processo: se l'imputato, all'epoca dei fatti minorenne e con un passato di forte disagio psicologico, sia in grado di intendere e di capire e se contro di lui si sia scatenato, effettivamente, un odio razziale. 

Per il primo motivo, l'avvocato della difesa Giovanni Runza ha chiesto di sottoporre il ragazzo a una perizia psichiatrica e la giudice ha rinviato al 10 giugno la discussione.

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