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Si annunciano tempi complessi per la Chiesa italiana. I giovani sono sempre più distanti dalla fede, solo un italiano su dieci è praticante, solo 4 italiani su dieci vedono i preti come persone alle quali rivolgersi per farsi consigliare. Un distacco progressivo frutto di un lungo processo culturale accelerato anche dagli effetti degli abusi sessuali e della pedofilia. E' a dir poco sconfortante l'interessante indagine effettuata dal Censis per conto della Cei e pubblicata da Avvenire. Il quotidiano cattolico, di fronte a questo calo progressivo, vede il bicchiere mezzo pieno e così ha messo in evidenza che le radici culturali restano ancora molto vive poiché 7 italiani su dieci si sono detti cattolici, probabilmente rispecchiando la famosa frase di Benedetto Croce («perchè non possiamo non dirci cristiani).
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EVIDENZA
Da questa fotografia è emerso che solo il 15,3% si dice praticante, il 34,9% dichiara di partecipare solo occasionalmente alle attività della Chiesa e il 20,9% afferma di essere “cattolico non praticante”.
Il vero disastro, invece, ha a che fare con le nuove generazioni. Nella fascia dai 18 ai 34 anni è scesa al 58,3% la percentuale di coloro che si dichiarano cattolici secondo varie “gradazioni” (i praticanti sarebbero solo uno su dieci), a riprova che la Chiesa sta perdendo il contatto con i ragazzi e non riesce più ad essere attrattiva come venti o trent'anni fa. Segno di un società cambiata velocemente sotto i colpi di un processo di secolarizzazione avanzato. L'Avvenire si chiede: ma cosa è che spinge il 55,8% degli italiani a una pratica saltuaria o assente, pur pensandosi cattolici? Il principale motivo pare essere una forma di “individualismo religioso”, una sorta di fede fai da te che non ha bisogno di intermediazioni.
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ABUSI
In questo calo progressivo dovuto alla secolarizzazione anche in Italia le vicende legate agli abusi e alla pedofilia hanno contribuito ad aumentare diffidenza e distanze. Un discredito che mina la credibilità della Chiesa per quasi 7 italiani su 10 (6 su 10 tra i praticanti).
Certo l’Italia nella sua identità culturale di riferimento rimane cattolica ma cresce al contempo l'ignoranza verso i contenuti della fede. Solo il 34,5% dice di rispettare il segno della croce anche se però il 41% si riconosce nella devozione alla Madonna, figura rispettata anche tra il 36,7% dei non credenti. Sei italiani su dieci dicono di pregare o rivolgersi anche ad un’altra entità superiore, non necessariamente a Gesù Cristo. Si parla però di una preghiera legata non alla liturgia comunitaria, quanto piuttosto a situazioni esistenziali individuali: il 39,4% degli italiani prega quando vive un’emozione, il 33,5% quando ha paura e vuole chiedere aiuto. Solo cinque italiani su dieci (58%) crede che vi sia la vita dopo la morte.