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L'Ue vuole trattare ma va al Wto, pronto il bazooka

2 ore fa 1
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L'asimmetria creata dai dazi di Donald Trump si fa sentire e l'Europa prova a rimettere la bilancia in pari. Bruxelles mantiene la rotta del dialogo con Washington - "una soluzione negoziata" resta la via maestra - ma ha già in serbo una nuova maxi-lista di controdazi dal potenziale impatto economico che sfiora i 100 miliardi di euro.

Una mossa che, insieme alla decisione di trascinare gli Stati Uniti davanti al Wto, riflette lo stallo di negoziati complessi e ancora privi di un faccia a faccia tra i due presidenti. A lasciar intravedere una schiarita però per una volta ci ha pensato il tycoon che, dallo Studio Ovale, si è reso protagonista della prima dichiarazione distensiva nei confronti della presidente della Commissione europea: "Ursula von der Leyen è fantastica, la vedrò sicuramente", ha affermato senza tuttavia indicare tempi né modalità. Parole che contribuiscono comunque ad alimentare un cauto ottimismo, rafforzato dalla firma dell'accordo commerciale con il Regno Unito.

Non una ritorsione "dollaro per dollaro", né "un'escalation". Il nuovo elenco di controdazi, nella visione di Bruxelles, è una risposta "proporzionata" per riequilibrare scambi che, dopo i colpi assestati dalla Casa Bianca su acciaio, alluminio e auto, sono ormai impari. La lista - più che triplicata rispetto alla prima tornata - fino al 10 giugno sarà sottoposta a una consultazione pubblica aperta a governi, imprese e stakeholder. Un modo, per l'esecutivo Ue, di giocare d'anticipo e costruire il consenso tra i Ventisette.

Toccherà poi alla squadra del commissario Maros Sefcovic limare il testo e metterlo sul tavolo dei Paesi membri. Dietro ai numeri, ci sono i simboli dell'export a stelle e strisce: dopo Harley-Davidson, Levi's, yacht, soia e pollame, a finire nel mirino questa volta sono il celebre bourbon del Kentucky, le bistecche del Nebraska, le aragoste del Maine, il merluzzo dell'Alaska, gli agrumi della Florida, i microchip texani e le tecnologie della Silicon Valley. Sul fronte industriale, lo schiaffo è ancora più severo e colpisce pesi massimi come suv, pick-up e aeromobili legati alla produzione Boeing, per un valore complessivo di 88 miliardi. Un affondo che riapre anche la storica disputa transatlantica con Airbus.

L'Ue valuta poi una stretta sull'export verso gli Stati Uniti - per un valore di 4,4 miliardi - concentrandosi su rottami di acciaio e alluminio e composti chimici per l'agroalimentare. Restano per ora invece sotto la linea del fuoco incrociato farmaci, semiconduttori e materie prime critiche. Il pacchetto, studiato per reagire alle cosiddette tariffe 'reciproche' annunciate nel Liberation Day, rischia tuttavia di alimentare malumori tra i Ventisette. A preoccupare è soprattutto il timore di una spirale di ritorsioni deleteria per Paesi come Italia e Francia, impegnate a tenere la guardia alta a difesa delle proprie eccellenze, dalle bollicine all'agroalimentare. Anche per questo, Bruxelles ribadisce che i controdazi scatteranno solo in caso di una mancata intesa.

L'Ue rimane "pienamente impegnata a trovare soluzioni negoziate", ha assicurato von der Leyen, ancora convinta che "si possano concludere buoni accordi a vantaggio di consumatori e imprese su entrambe le sponde dell'Atlantico". Ma consapevole anche della necessità di "prepararsi" a ogni scenario. Una cornice nella quale tutte le ipotesi restano aperte, comprese eventuali stangate sulle Big Tech. Il dialogo tecnico è sempre rimasto aperto, si sottolinea a Palazzo Berlaymont, dove - dopo la stretta di mano sul sagrato di San Pietro - si continua a lavorare per preparare l'incontro tra von der Leyen e Trump. Il primo snodo politico utile resta per ora quello del G7 di Calgary, in programma dal 15 al 17 di giugno.

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