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"La chiave a stella", Sara D'Amario al Teatro Astra

4 mesi fa 4
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Redazione

04 maggio 2024 11:54

"La Chiave a Stella", la riduzione e adattamento teatrale dal romanzo omonimo di Primo Levi è in prima nazionale, giovedì 9 maggio alle 21, al Teatro Astra di Torino. Con Sara D'Amario e Andrea Galli e la drammaturgia e regia di François-Xavier Frantz.

La trama

Tino Faussone, il protagonista, è un montatore, un operaio specializzato nel montaggio di gru, tralicci, ponti... Il Narratore è un chimico che sta per cambiare mestiere e diventare Scrittore.

I due fanno un patto: il Narratore potrà scrivere e tradurre le avventure di lavoro di Faussone. Faussone, parlando di lavoro, parla della sua vita. Il titolo ci guida verso la bellezza dell'utilità semplice e mai banale del lavoro, delle azioni quotidiane che siamo tutti costretti a compiere e della potenza di un semplice strumento come una Chiave a stella. Chi di noi, esseri umani, non sta cercando una chiave per aprire il futuro o chiudere il passato? Chi di noi non cerca una stella da seguire? Una sicurezza nel nostro viaggio sulla terra? E per quanti il lavoro è un viatico per raggiungere anche questi obiettivi?

Nel romanzo, Primo Levi crea il suo alter ego, un chimico che sta decidendo di diventare scrittore, poiché eventi del passato gli hanno fatto "mutare condizione".

"(...) essendo un chimico per l'occhio del mondo, e sentendomi invece sangue di scrittore nelle vene, mi pareva di avere in corpo due anime, che sono troppe (...)"

Primo Levi ha inventato il personaggio di Tino Faussone a partire da una molteplicità di persone incontrate nel corso della sua vita e dentro al romanzo, nelle vesti del "Narratore/Scrittore", lo osserva, lo ascolta e dialoga con lui. Il dialogo tra i due personaggi è complesso, divertente, pieno di umorismo e a volte commovente.

Lo spettacolo è basato su sette capitoli del romanzo, principalmente legati ai temi del lavoro e ai suoi diversi significati:piacere, dolore, evoluzione, fatica, gratificazione...

L'attrice Sara D'Amario dà voce a Tino Faussone e permette a tutte e tutti di riconoscersi, interpretando le tante sfaccettature del personaggio. In scena con lei, Andrea Galli leggerà le parti del Narratore/Scrittore.

La riduzione e l'adattamento drammaturgico e la regia dello spettacolo sono di François-Xavier Frantz. Dopo lo spettacolo, Andrea Galli, nella sua veste di esperto nell'area comportamentale e dello sviluppo personale, offrirà al pubblico delle riflessioni per creare un legame, fatto di empatia e ironia, tra il passato, il presente e il futuro del mondo del lavoro. Mai come nel "teatro-formazione" la Formazione assume il suo significato più letterale e cioè quello di dare una Forma all'Azione (in questo caso teatrale e narrativa).

La chiave a stella porta dentro di sé un "vento di Odissea": è un testo che può dare le vertigini ma sa anche fare ridere e commuovere: entra immediatamente nell'anima, nei cuori, nei cervelli.

Trattamento scenico

La struttura scenica dello spettacolo si basa in parte sul cinema, "il cine", su un montaggio quasi cinematografico, infatti, la nozione di cinema è onnipresente nel romanzo. L'atmosfera sarà creata all'inizio attraverso un gioco di ombre e di luci. Poi, con diversi oggetti di scena e uno schermo, andrà in scena un teatro d'ombre.

Sul palcoscenico, prendono vita i due primi personaggi di finzione creati da Primo Levi: il Narratore/Scrittore e Tino Faussone. È il Narratore/Scrittore che, a sua volta, crea Faussone, trascrivendo i suoi racconti. Il loro dialogo è ironico, sensibile, buffo e a volte drammatico o tragico. Il Narratore, che starà sfogliando, "rileggendo" il suo manoscritto, permetterà di passare da un capitolo all'altro con libertà e coerenza. L'equilibrio della performance, tra lettura e interpretazione, offrirà a tutti di scoprire o riscoprire questo romanzo di Primo Levi, la sua " prima opera di invenzione".

La chiave a stella per i giovani

È prevista anche una versione del testo destinata ad un pubblico di giovani studentesse e studenti delle scuole secondarie di secondo grado e universitari.

L'unico e costante denominatore delle due versioni è una concezione del lavoro come avventura umana globale e come mezzo di costruzione dell'identità personale nelle diverse età e fasi della vita. Questo messaggio è fortemente rimarcato proprio nei confronti del pubblico scolastico, in un momento storico nel quale sta riprendendo vigore una corrente di pensiero culturale che sottrae e nega al lavoro la sua dimensione di valore fondamentale nella realizzazione della persona.

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